di Marcello Buttazzo –

In questi ultimi giorni, s’è tanto parlato di crisi energetica. Gli ecosistemi sono stati alterati e devastati dalla mano antropica dell’Homo sapiens sapiens. Ho letto sull’”Avvenire” (venerdì 23 settembre) un’accorata lettera al direttore di padre Luigi Lo Stocco, missionario saveriano. “Mi chiedo, questa crisi energetica non ci sta dicendo che siamo andati oltre le nostre forze, le nostre possibilità, le nostre insufficienze?”, ha scritto il religioso. La Terra, avuta in eredità, continuiamo senza sosta a sfruttarla, a modificare gli equilibri chimico-fisici, a farne cencio, strame. Le risorse naturali, purtroppo, sono a termine e occorre, da parte di tutti, parsimonia. E pragmatismo e realismo. La grande assente e colpevole è la politica internazionale. I potenti della Terra, da 30 anni, nei vari Congressi sul clima, non sono in grado, per bramosia, per pavidità, per connivenza con le lobbies petrolifere, di siglare accordi strettamente e univocamente vincolanti. Il cielo, la terra, le acque, sono agonizzanti. Ciononostante, i Grandi perseverano maldestramente con piattaforme poco redditizie, se non addirittura nocive. I movimenti mondiali dei giovani a difesa del clima possono stimolare e proporre strategie sostenibili. E la politica? “La politica si fonda su fatti e non sulle parole e dev’essere una grande scuola di convivenza”, ha scritto padre Luigi Lo Stocco. La politica non deve mai abdicare al suo ruolo primario, cercando nel consenso democratico le giuste e opportune soluzioni per una comunità multiforme di cittadini. Di certo, viviamo in un’era complessa, difficile, di mutamenti, di emergenze. Il tempo dell’opulenza e dell’eccessivo depauperamento dei beni materiali deve trovare un argine. È in gioco la vita stessi degli esseri umani. Dobbiamo rallentare, auspicare che l’esistente torni a quote più normali. Siamo uomini e donne. E non amebe. Dobbiamo riappacificarci con la Natura, per motivi di sopravvivenza e per una superiore etica della responsabilità.

Marcello Buttazzo