di Marcello Buttazzo

In quest’Italia contraddittoria, può succedere che i più derelitti, i più marginali, i più poveri, continuino a patire una vita di stenti e di sofferenze. Due storie di questi giorni mi hanno stretto il cuore. Nereo Gino Murani, un senzatetto di Roma, è stato investito da un’auto e ucciso. Il vile conducente della vettura ha tirato dritto senza fermarsi. È rimasta a piangere il clochard solo Lilla, la sua inseparabile cagnetta. Nereo era conosciutissimo nella Capitale, per i suoi modi gentili, per la sua inerente dignità. Viveva in una tenda, si circondava di libri che leggeva avidamente, non accettava le monetine lanciate per carità, ma solo la colazione e i pasti offerti dai volontari e crocchette per la sua cagnolina. Un uomo decoroso che, in gioventù, aveva girato il mondo per fare il carpentiere e che, per le imprevedute traversie dell’esistenza, era stato costretto a un certo punto ad andare a vivere per strada. Un’altra tragica storia a Latina, dove il romeno Traian Hrebenciuc è morto nel tugurio in cui abitava da dieci anni, per un incendio, forse accidentale. Queste sono davvero esistenze al limite, che evocano dolore. Pertanto fa specie sentire ancora oggi, in atri contesti, la senatrice Elena Fattori, voce critica del Movimento 5 Stelle, ripetere retoricamente: “Noi siamo stati e siamo francescani”. Lei, lo stramilionario Grillo, Di Maio, Di Battista, che tipo di francescani sono?

Marcello Buttazzo