di Marcello Buttazzo –

Il cantautore Franco Battiato, terminava “Povera patria”, una sua canzone del 1991, così: “Si può sperare che il mondo torni a quote più normali, che possa contemplare il cielo e i fiori”. Osservando un po’ mestamente la stagione demagogica che traversiamo, forse la politica soprattutto dovrebbe approdare ad un clima più respirabile, più vivibile, più argomentativo, anche più conciliante. Certo, è impossibile “risuscitare” la fitta dialettica dei tempi di Berlinguer, di Moro, di Spadolini, di Ingrao, di Pajetta, di Pannella. Ed è anche umanamente inverosimile rispolverare il rispetto reciproco, che esisteva fra i leader d’una volta. Oggi, s’avanza la triste era dei modesti epigoni politici. Epperò, nonostante l’irrealizzabilità di ridestare pratiche di confronto elevate, permane vivida l’attesa nei cittadini che “il mondo torni a quote più normali”, per dirla con le parole di Battiato. Agogniamo sempre l’incontro e anche lo scontro civile come strumenti del dialogo e della disquisizione contegnosa. Ma, evidentemente, certuni trovano più redditizio elettoralmente sventagliare una cultura propagandistica. Per la corsa elettorale in Puglia, Matteo Salvini ha lanciato la cosiddetta “campagna del Sud”. I suoi slogan hanno sempre il piatto forte nella lotta ai migranti, dal momento che il “Capitano” coraggioso ha annunciato di voler denunciare per sequestro di persona il premier Conte e la ministra Lamorgese, per la nave ong Ocean Viking, approdata dopo giorni di navigazione a Taranto.  E siccome l’ex ministro leghista deve veicolare in continuazione messaggi forti, ha detto: “Il governo odia Taranto e la Puglia”. Noi, uomini e donne del Sud, possiamo ancora ricordare, invece, l’”amore” che nutriva, anni fa, Matteo padano per i meridionali. Come si evince da certi suoi comizi a Pontida e da alcuni suoi cori d’osteria e da stadio contro “Napoli colera”. 
Marcello Buttazzo