di Marcello Buttazzo –

In questo triste e ansioso tempo di emergenza sanitaria mondiale, i cittadini reagiscono in vario modo. In America, in questi ultimi giorni, davanti ad un grande negozio con la scritta “Guns” (pistole), una folla di più di quaranta persone faceva la fila per accaparrarsi la sua arma. Il virus è arrivato anche Oltreoceano, ma di certo non si elimina con la pistola. Purtroppo, c’è un senso diffuso di minaccia sottile e ognuno s’arrangia come può. Lo scrittore Ferdinando Camon ha così stigmatizzato questa notizia allarmante, avvilente: “Il pericolo aumenta il senso d’individualità. C’è l’epidemia, corriamo ad armarci. Contro chi? Contro tutti?”. Verosimilmente, anche le relative culture dominanti giocano un ruolo particolare e prioritario. Gli Stati Uniti enfatizzano la forza, l’individualismo sfrenato. E, da sempre, i politici (soprattutto repubblicani, conservatori) hanno avuto rapporti serrati con le lobby delle armi. Noi, in Italia abbiamo per fortuna, nel nostro piccolo, una cultura più solidale, più comunitaria. Nella peggiore delle ipotesi, al cospetto del subdolo agente infettivo, noi facciamo sconsideratamente e maldestramente incetta di pasta e svuotiamo i supermercati. Noi usciamo sui balconi a suonare e a cantare, per tenere a bada la paura. 

Marcello Buttazzo