L’ONU contro la pena di morte
di Marcello Buttazzo –
Cosa c’è di più efferato, immorale e criminale della pena di morte? Cosa c’è di più incredibilmente disumano dello Stato che si erge a padrone e decide della vita e della morte dei suoi cittadini? Lo stato proprietario delle sorti e dei destini. Da anni ormai, la Commissione dell’Assemblea generale dell’Onu ha approvato la moratoria della pena capitale. Ma non bisogna fermarsi. Occorre andare avanti. La Comunità internazionale più che mai deve vigilare per far valere e rispettare le norme rispettose dell’uomo, della sua integrità. La moratoria è un primo passo. È un documento chiaramente non vincolante, con un’enorme valenza simbolica e morale. Piano piano, si devono convincere tutti gli Stati a diventare abolizionisti. La via persuasiva, democratica, che invoglia all’abolizionismo, è senz’altro quella da seguire con insistenza per cercare di coinvolgere lentamente ogni Paese sull’inutilità e sulla brutalità d’una pratica belluina e medievale. Da sempre, lo strada della persuasione viene praticata dal Partito Radicale Transnazionale, fattivamente impegnato a eliminare dalle nostre storie, dai vissuti, questo immondo strumento di annientamento. La strada diplomatica è quella da percorrere, da battere con vigore e consapevolezza, per tentare di addivenire, un giorno, voto dopo voto, all’eliminazione della pena capitale dappertutto. Si tratta d’una risoluta battaglia pacifica e non violenta, d’amore e civiltà. La brutale pena è il massimo stravolgimento della Carta dei diritti umani, la più meschina, irragionevole e sanguinolenta violazione dell’umano. Da statistiche di varia provenienza, s’è visto che essa non ha alcuna funzione o “efficacia” particolare: non è “educativa”, non è uno strumento di “redenzione”, non serve a far diminuire i crimini. La povera legge del taglione è un ferrovecchio del passato, necessario solo a placare talvolta la sete e l’ansietà di vendetta. Ma non è con una pratica sporca di sangue che si regolano i rapporti con gli individui. Questa civiltà contemporanea contraddittoria, come sostiene anche Papa Francesco, ha bisogno più che mai di globalizzare i diritti umani, e non solo le invasive istanze dell’economia padrona e dei mercati finanziari soverchianti. In questi anni, la società italiana, le associazioni umanitarie, Nessuno Tocchi Caino, Amnesty International, la Comunità di Sant’Egidio si sono battute con passione e con tenacia per il ripristino della legalità e del senso d’umanità. Forse, a fatica, si può imboccare un cammino virtuoso: dal dicembre 2007, quando passò alle Nazioni Unite la prima moratoria, fino a oggi, sono cresciuti sensibilmente gli Stati membri che hanno sospeso le esecuzioni. I politici italiani e internazionali dovranno perseverare nell’azione di convincimento con la speranza di mandare in pensione il boia per sempre. I Paesi dittatoriali e democratici (come l’America) dovranno comprendere tutta l’immoralità della pena capitale, che è la negazione del vero senso di giustizia ed è solo un misero mezzo di abbrutimento e sopraffazione.
Marcello Buttazzo
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