L’etica dell’acqua
di Marcello Buttazzo –
Se la società occidentale è sempre più devota alla deteriore filosofia dell’usa, compra e getta, ad altre latitudini più neglette c’è chi soffre d’indigenza assoluta. Martedì 22 marzo s’è celebrata la trentesima giornata mondiale dell’Acqua, e l’Onu e l’Unesco hanno reso noto che il 26% della popolazione mondiale vive in condizioni di privazione dell’oro blu. E, come una ferita mortale, apprendiamo che, nell’ Africa subsahariana, 400 milioni di persone non hanno acceso ai servizi idrici essenziali. Del resto, l’ecosistema Terra è intensamente antropizzato e le la purezza e la disponibilità di acqua vengono minacciate quotidianamente da inquinamento, da conflitti, da cambiamento climatico, da abuso delle risorse naturali. In questo mondo iperveloce, le economie dovrebbero tornare a quote più normali, più sostenibili.
La politica internazionale etica dovrebbe, soprattutto, non soggiacere a certe imposizioni e non essere misera ancella delle “insopprimibili necessità” economiche. L’egalitarismo e la maggiore giustizia sociale non sono solo uno stereotipato pensiero filosofico, ma sono eminentemente una grande possibilità umana e civile per una vastissima comunità di cittadini. L’appello di papa Francesco è emblematico: “L’acqua non può essere semplicemente un bene privato che genera profitti mercantili e soggetto alle leggi del mercato”. È quanto sostenuto da tante persone sagge, fra le quali il padre Comboniano Alex Zanotelli, che da missionario ha conosciuto i conflitti etnici e il sangue dell’Africa e le madornali disparità a cui è soggetta l’umanità. Un po’ di anni fa, i movimenti e certa politica italiana portarono avanti i referendum sull’acqua pubblica. Il discorso non sì è mai interrotto, ma oggi pare precipitato in uno scantinato di oblio.
Marcello Buttazzo
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