L’auspicio di un abbraccio
di Marcello Buttazzo –
L’umanità è ferita, l’umanità è dolente. La terra brucia, è squassata da sperequazioni sociali, ingiustizie totali, differenzialismi di vario tipo. La gente migrante dappertutto è in marcia, nonostante la tendenza internazionale ad edificare politiche securitarie e restrittive. Epperò, gli spostamenti dei popoli migranti, in truce tempo di guerre ferine e persecuzioni etniche e religiose, sono di fatto ineludibili. Da noi, in Italia, nonostante i patti siglati dal Governo Gentiloni con la Libia, i migranti, anche se in misura ridotta rispetto al passato, continuano a giungere. Il mare nostro è quotidianamente traversato da carrette fatiscenti cariche di esseri umani alla deriva, che chiedono solo ristoro e un civile trattamento. Le politiche popolazionistiche sono un aspetto primario e dirimente delle agende dei governi democratici. Esse devono essere affrontate de visu, con intraprendenza, coraggio, pragmatismo. L’uscente governo Gentiloni e il ministro Minniti hanno fatto quello che hanno potuto. Alcuni li hanno elogiati perché hanno ridotto il flusso dei migranti verso le nostre coste meridionali. Ma ci chiediamo: a quale prezzo? È stato umanamente accettabile lasciar edificare alla Libia centri di “accoglienza”- lager, dove gli ultimi della terra vengono maltrattati, umiliati? L’Italia governativa ha fatto quello che ha potuto, che ha saputo fare, nonostante le croniche e colpevoli indecisioni dell’Europa delle banche e dell’alta finanza. Chi, invece, è da sempre arroccato nel suo inespugnabile fortino nazionalprovincialistico, propalando una massiccia propaganda xenofoba e parzialmente razzistica, è la Lega del prode Matteo Salvini. Le sue eterne campagne contro i clandestini e anche contro i rom sono anacronistiche. Perché accanirsi volgarmente contro gli “indesiderati della terra”? Per un pugno consistente di voti? Addirittura, a più riprese, il giovane segretario del Carroccio ha criticato, dall’”alto” del suo eloquio terra terra, papà Francesco. Lo sprovveduto leader padano (oggi nazionale) si meraviglia finanche della missione umanitaria della nostra Chiesa cattolica. La cultura dei valorosi della Padania, da sempre, mira a diffondere il cosiddetto “civile decoro”, a strutturare città “pulite” e “dignitose”. Siamo sufficientemente stanchi della demagogia dei Salvini e dei Borghezio, “alfieri” del fittizio ordine, che scriteriatamente conducono una caccia grossa al clandestino, al rom, al “disadattato”, in nome del “vincente” rigorismo. La Chiesa cattolica dell’accoglienza, che poggia le basi su una radicata dottrina sociale, non ha mai accettato passivamente la politica immigratoria, soprattutto voluta dalla Lega, nei passati governi Berlusconi. Come poteva la Chiesa non ripudiare l’anticristiano “reato di clandestinità” e gli orripilanti respingimenti dei migranti in mare? Come, del resto, “L’Avvenire”, quotidiano cattolico, di continuo tuona contro i moderni lager, che tengono oggi in ostaggio i migranti in Libia. Un Cristo clandestino e pellegrino, anima errante, sofferente ed escluso, batte e ribatte nel cuore di tanti uomini. La Chiesa cattolica, che è madre, sa spalancare le braccia, sa diventare sangue, sa stringere forte gli ultimi della terra. Quanto bieco populismo lascia il tempo che trova? È fuori registro. Non è, forse, senza fiato, senza storia, la politica che s’accanisce contro il clandestino o contro il rom, contro gli anelli deboli del sistema? E se cominciassimo a rispettarci intimamente, magari tentando di perdonarci tutta la nostra vita, che resta comunque clandestina?
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