L’assenza in Italia di un pensiero “verde”
di Marcello Buttazzo –
L’emergenza ambientale è una pressante questione economica, sociale, politica, antropologica. Che la terra sia massicciamente antropizzata, che gli ecosistemi siano fortemente sporcati ed alterati, che il clima sia ormai fuori dai gangheri, è un fatto scientificamente dimostrato da meccanicismi di causa ed effetto.
La terra è sofferente, agonizzante, ha il fiato corto. Né bastano le opinioni strampalate dei Feltri, dei Senaldi, dei Sallusti, e di altri giornalisti di destra, improvvisati “esperti” di scienza, uomini “malati” di ideologia, che, pur di screditare gli scienziati cosiddetti “catastrofisti”, avanzano supposizioni bizzarre e ridicole. Addirittura, nel nostro Belpaese, i quotidiani di destra mettono in dubbio anche l’esistenza del deleterio surriscaldamento globale, prospettando tesi paradossali e bislacche. Ciò che meraviglia davvero è come, in Italia, al cospetto d’una situazione ecosistemica dolente, di fatto non esista una minima mobilitazione della società civile. Né, peraltro, il partito dei Verdi nostrano, ormai numericamente e politicamente insignificante, riesce ad avere alcuna incidenza nelle decisioni del governo dei cosiddetti “migliori”. L’ambiente ferito è negletto figlio, dimenticato dalle piattaforme sociali e politiche. Se, a livello internazionale, la giovane Greta Thunberg ha creato un movimento di gente, in grado quantomeno di portare in piazza la protesta e di farsi ricevere nei palazzi dei potenti, condizionando in qualche modo scelte radicate, qui da noi, in Italia, i “nonni” di Greta dormono sonni tranquilli e si adoperano in campagne di “massima” e “irrinunciabile” utilità. L’ex leader dei Verdi, ex radicale, Alfonso Percoraro Scanio, ultimamente, non ha trovato di meglio che battersi tenacemente per far proclamare dall’Unesco la pizza napoletana “patrimonio dell’umanità. Ahimè! Queste sono, da noi, le lotte di “ampio” respiro. Questi sono i tempi. I tempi sono grami. A pochi passi dall’Italia, però, le cose vanno diversamente. In Germania, avanza un partito verde giovane e alternativo. Le elezioni del 26 settembre sono vicine.
I leader degli ambientalisti tedeschi ribadiscono la necessità di aumentare le tasse ai ricchi, di riformare le pensioni, di incrementare il salario minimo e i sussidi di disoccupazione. Realmente, i Verdi di Germania si battono per la neutralità climatica, che va raggiunta con una mirata e immediata strategia energetica che rinunci subito al carbone e al petrolio. “Noi vogliamo una politica sociale climatica, che protegga soprattutto le fasce più deboli dei lavoratori “, ripete la candidata cancelliera dei Verdi, Annalena Baerbock. È veramente incredibile e triste dover pensare che, in Italia, la transizione ecologica governativa sia affidata allo scienziato renziano Roberto Cingolani, uno che vorrebbe disseminare nel Paese migliaia e migliaia di mini reattori-nucleari.
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