La “vita” sempre e comunque?
di Marcello Buttazzo –
Il 44enne toscano Massimiliano, affetto da sclerosi multipla, malato irreversibile, quasi completamente paralizzato, non riusciva più a tollerare un’esistenza di sofferenze. Massimiliano, accompagnato dall’attivista dell’Associazione Luca Coscioni Felicetta Maltese e dalla giornalista e bioeticista Chiara Lalli, è dovuto migrare in Svizzera per poter morire con il suicidio assistito. È vero, Massimiliano non era tenuto in vita da trattamenti vitali di sostegno; epperò, la sua esistenza era diventata travagliosa. L’uomo avrebbe voluto abbandonare questa vita contornato dai suoi amici e familiari. In Italia, però, esiste un grave vuoto normativo. Non c’è alcuna legge sul suicidio assistito e sull’eutanasia, nel rispetto fino in fondo dell’autodeterminazione del soggetto. Fra i contrapposti principi antropologici (“sacralità della vita umana” e “qualità” della stessa), occorre tener presente l’autonomia del paziente, che dovrebbe essere primaria per prescegliere e per definire accettabili quadri normativi. Oggi, al governo, in Italia, ci sono i promotori ad oltranza della “vita” sempre e comunque. Verosimilmente, sul versante dei nuovi diritti attraverseremo una stagione di cupo oblio. Personalmente, ritengo, inoltre, che si debba accogliere con tenerezza e con affetto la premura di tanti cattolici, che avanzano l’eventualità di più cure specialistiche per i malati gravi. Gianluca Pedicini, presidente della Conferenza delle persone con sclerosi multipla, ha sostenuto: “Vivo in sedia a rotelle, nella storia di Massimiliano mi rivedo. Lo capisco. È anche vero che da quando vivo l’associazione sono ancora più innamorato della vita. La forza e la speranza si vedono negli occhi di chi ti sta vicino. Io, per esempio, negli occhi di mio figlio”. Tutte le storie sono rispettabili e degne di riconoscimento, d’attenzione. Nella vicenda di Massimiliano, fra le altre cose, ciò che è palese è il disinteresse totale della politica italiana (di centrodestra e di centrosinistra), come ha denunciato Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Luca Coscioni.
Marcello Buttazzo
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