La sinistra al Pride di Milano
di Marcello Buttazzo –
Al Pride di Milano di sabato 24 giugno c’è stato un lampo di assunzione di consapevolezza per i partecipanti e per i politici del centrosinistra. Assieme alla comunità Lgbtq+ erano presenti i radicali di +Europa, il Movimento 5 Stelle, il Pd, Sinistra italiana. Le istanze delle famiglie arcobaleno non sono più rimandabili, sono sacrosante. In un mondo aperto e in movimento, fuori dai dogmi e dagli assolutismi ideologici, lo Stato laico e liberale dovrebbe prendere contezza che nel contesto reale (quello ordinario, di tutti i giorni) non esiste solo la famiglia naturale o tradizionale, ma le famiglie plurali. Non è fuori dal mondo chiedere, ad esempio, il riconoscimento e la trascrizione all’anagrafe dei figli delle coppie omogenitoriali. È un pacifico diritto. Ma la destra di governo, quella di Meloni e Salvini, non transige, è chiusa a riccio nel suo fortino dispotico e propagandistico. La ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, sbaglia maldestramente e grossolanamente a proporre solo una cosiddetta “sanatoria”, che potesse aprire una via legale solo per i bambini già nati da coppie omogenitoriali. Scombiccherata nel lessico e nella sostanza, la tradizionalista Roccella. La segretaria del Pd, Elly Schlein, ha rilevato opportunamente: “Alla ministra dico che i bambini non sono un abuso edilizio; gli abusi sono quelli che fa il governo. Un abuso che nasce dall’incapacità di dare risposte al Paese”. Dobbiamo stare all’erta. In Italia, c’è un rischio fondato di sfaldamento e regressione dei diritti, che dovrebbero essere eguali per tutti, indipendentemente dall’appartenenza di genere.
Marcello Buttazzo
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