di Marcello Buttazzo –

In Olanda, giorni fa, Noa Pothoven, ragazza di 17 anni, bionda e bellissima, ha chiesto e ottenuto il ricorso alla “dolce morte”. Da ragazzina, a 11 e 12 anni, e poi a 14 anni, Noa era stata ripetutamente violentata. Da questi abusi, non s’era più ripresa. Soffriva di anoressia, di stress post traumatico, di depressione gravissima. Aveva tentato più volte il suicidio, aveva patito trenta ricoveri in centri psichiatrici specializzati. Alla fine, i medici stessi hanno certificato che la sua sofferenza fosse insopportabile. In Olanda, l’eutanasia è legale dal 2001 e se ne può far richiesta a partire dai 12 anni. Ci chiediamo, fuori dalle diatribe bioetiche: Noa poteva essere salvata? Chissà! Forse Noa non vedeva più davanti a sé alcuna luce, alcuna bagliore di vita plausibile. Probabilmente, non è il caso di giudicare questo caso choc di eutanasia con gli argomenti stantii dell’”eticamente corretto”. C’è chi sosterrà, anche questa volta, che la vita sia sempre sacra e inviolabile. Intangibile. Evidentemente, per la giovanissima Noa, violata, stuprata e sporcata in tutti i modi da uomini criminali e meschini, la sua vita non era più un dono. Ma un peso, un macigno terribile, straziante. È ingiusto e scorretto giudicare comunque la scelta estrema della giovane ragazza. Parimenti, da un punto prettamente politico, stonatissime sono, in Italia, le parole della irriducibile senatrice dell’Udc Paola Binetti, che ha condannato esplicitamente “l’aiuto-complice d’uno Stato, che non ha saputo aiutare Noa a vivere”. La senatrice dell’Udc farebbe bene a rispettare maggiormente le normative d’uno Stato liberale, l’Olanda, che, dopo anni e anni di dibattiti serrati e bioeticamente consapevoli, ha legalizzato la “dolce morte”. Eppoi, Paola Binetti potrebbe cominciare a discutere pacatamente la proposta di legge sull’eutanasia presentata, in Italia, dal Movimento 5 Stelle. 

Marcello Buttazzo