di Marcello Buttazzo –

L’ambasciatore israeliano a Roma, Alon Bar, non ha dubbi: “Ritengo vergognoso che il palco del Festival sia stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile”.  Sul palco a Sanremo, il rapper Ghali nel testo della sua canzone ha fatto un evidente riferimento agli israeliani, che a Gaza bombardano perfino gli ospedali. Inoltre, il giovane cantante ha detto a fine esibizione: “Stop al genocidio”. Gli artisti hanno una funzione peculiare e primaria: denunciare ciò che accade nella realtà. E ciò che sta avvenendo in Palestina è drammatico: uomini, donne e bambini uccisi, un milione e mezzo di sfollati, persone che soffrono quotidianamente la fame. La guerra scatenata da Netanyahu  contro Hamas è folle, spropositata, abnorme, perché più che colpire i terroristi sta facendo mattanza della popolazione. C’è poco da scandalizzarsi se un cantante proferisce una frase di sensibilizzazione. Il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri sposa, come al solito, battaglie perse, tanto che ha sostenuto: “La Rai si scusi”. La televisione di Stato dovrebbe fornire un servizio pubblico, di diffusione delle notizie, anche delle canzoni. Se poi, al Festival di Sanremo, alcuni artisti hanno lanciato messaggi di pace, non c’è da provare alcun fastidio. Israele, semmai, deve porre fine ad una cruenta guerra di invasione, che sta facendo strage di civili.

Marcello Buttazzo