di Marcello Buttazzo –

In tante contrade del mondo la terra è sanguinante, ferita, dolorante. La terra brucia, è in subbuglio, in rivolta. Le guerre di vario tipo sconvolgono il pianeta. Esse sono la iattura vera, l’insania del mondo, l’impazzimento totale del villaggio globale. Il modello capitalistico trionfante ha creato stati di benessere, ma anche miseria dilagante e sottosviluppo, sacche persistenti di esclusione. I continui flussi migratori, che avvengono ad ogni latitudine, sono il frutto avvelenato delle sperequazioni sociali, della fame patita, delle persecuzioni. C’è un assordante travaglio che traversa gli uomini. Ma non possiamo e non dobbiamo ammainare la bandiera e rassegnarci al cospetto del sordo dolore. Fortunatamente, c’è chi con saggezza e devozione porta quotidianamente sollievo ad una umanità sconfitta, derelitta.

Il missionario comboniano Alex Zanotelli da sempre denuncia con pertinace vigore le storture del perverso sistema economico-finanziario, alleato in armi contro i diseredati. Altri uomini e donne di questo presente, che senza retorica alcuna potremmo definire eroi della contemporaneità, sono i medici di Emergency, pronti a prendersi cura nei teatri di guerra di bambini con le carni lacerate, di uomini fatti a brandelli, di donne e vecchi violati. Possiamo nutrirci d’un sollievo leggero, al cospetto di chi sa soccorrere adeguatamente il prossimo. Certe persone sono la testimonianza provata d’una aspettativa che vive, d’un sole che sorge, nonostante tutto, nel deserto che avanza. C’è solo amore in chi si offre disinteressatamente agli altri, in chi sa affrontare la sorte, in chi sa sfidare o quantomeno tenere a bada la morte. “La politica internazionale ha dimenticato che la guerra è il problema del mondo”, sostiene da sempre Gino Strada.

Quanti sono i conflitti per interessi economici, che svergognano l’umano sentire? Quante sono le guerre ingiuste che dovremmo rendere tabù? Potremmo anche chiederci: può esistere mai una guerra giusta? L’uso della forza è comunque la vigliaccheria del mondo, è una forma di resa assoluta, di fallimento, di impotenza, che inquina la terra, fino a farne cencio, straccio. Una manifestazione ferina e crudele, dove affondano le ultime speranze, dove s’impantano gli ultimi, gli oppressi. Forse siamo degli eterni illusi, degli inguaribili utopisti, ma perché non sognare un’inversione di tendenza? Perché non credere che la salvezza e la salvaguardia dei più deboli possano avvenire con più giustizia? Davvero l’ordine e gli equilibri sociali si ristabiliscono con l’uso brutale della forza? Davvero la democrazia e la civiltà si esportano con le armi e con le bombe più o meno intelligenti? Perché non oltrepassare e polverizzare i consueti e desueti paradigmi, progettando un nuovo e più vivibile mondo possibile? Usando solo la comprensione, la condivisione, la diplomazia, il pacifismo, la non violenza.

Marcello Buttazzo, 3 novembre 2017