di Marcello Buttazzo –

Il calciatore della Repubblica Ceca, Jakub Jankto, dopo aver militato nell’Udinese, nell’Ascoli, nel Genova, e dopo una permanenza all’estero, è stato acquistato dal Cagliari. Mesi fa, Jankto con un messaggio sui social ha voluto rendere pubblica la propria omosessualità. È il primo calciatore del campionato italiano che ha dichiarato la propria omosessualità. L’esistenza va sempre vissuta con amore, con discernimento, con cura, alla luce del sole, con un senso di libertà integrata. Il coming out del giocatore, però, non è piaciuto al ministro dello Sport Andrea Abodi, che a Radio 24 ha affermato, tra le altre cose: “Non amo in genere le ostentazioni”. Ma esprimere liberamente e consapevolmente la propria appartenenza di genere non è affatto un’ostentazione. Per di più, in una società in cui persistono pervicacemente sacche di omofobia e di differenzialismo, le parole di Jakub Jankto possono assurgere ad una sorta di preghiera laica alfine di veder riconosciuta e rispettata la propria inerente identità e dignità. È vero, il ministro ha successivamente tentato maldestramente di correggere il tiro, dicendo di riferirsi “ad alcune espressioni del Pride”. Anche se le sue goffe esternazioni erano da ricondurre unicamente al coming out di Jankto. Il ministro Abodi con la sua sortita ha palesato, peraltro, una tendenza retriva di questo governo e di questa destra. La Regione Lazio ha addirittura tolto recentemente il patrocinio al Pride. Questa destra, di fatto, ha paura di inquadrare i sacrosanti diritti di tutti i cittadini, di tutte le cittadine, sotto un’ottica aperta, sotto un ampio spettro di libertà.

                        Marcello Buttazzo