di Marcello Buttazzo –

Francesco De Gregori, il “principe” del cantar leggero italiano, in una sua vecchia canzone “La ragazza e la miniera”, canta: “Meno male che c’è sempre qualcuno che canta/ E la tristezza ce la fa passare/ Se no la nostra vita sarebbe come una barchetta in mezzo al mare/ Dove tra la ragazza e la miniera apparentemente non c’è confine/Dove la vita è un lavoro a cottimo/E il cuore un cespuglio di spine/”. Le canzoni hanno, per l’innanzi, una funzione ludica e maieutica, fanno emergere sentimenti e pensamenti. Giorni fa, al Festival di Sanremo, qualche politico di destra ha voluto fittiziamente enfatizzare le cose, investendo ogni cosa, anche la più amena, d’una valenza politica. E, purtroppo, ancora si sentono echi stonati, riverberi d’una significanza artefatta. Non solo a destra, ma anche a sinistra, si rasenta l’inconcludenza. Il Pd è in grave crisi programmatica, di idee e di risultati elettorali, come è stato evidenziato, del resto, anche dalle recenti elezioni regionali in Lombardia e nel Lazio. Goffredo Bettini, dirigente nazionale del partito, ha tuttavia la ricetta magica per uscire dall’impasse: coinvolgere il cantante Ultimo. Bettini è rimasto favorevolmente impressionato da questo giovane artista, che si è esibito alla Città dei fiori, che viene dalle borgate e scrive canzoni bellissime. Ai tempi del Partito comunista, il leader politico dem sostiene che “questi ragazzi li andavamo a cercare noi, li chiamavamo, li conoscevamo”. Ma, ahimè, questa è una stagione grama, stremata e avvilente, non è più l’ora di De Gregori, ma di Fedez, il fine intellettuale e paladino dei diritti civili, che tanto piace agli esponenti democratici. Epperò lo smarrimento endemico del Pd, caro Bettini, non è una questione di canzonette, ma è ovviamente un problema antico più radicato e strutturale. Magari, fosse così semplice e, mutuando un pezzo di Eros Ramazzotti, bastasse una bella canzone a far piovere amore (cioè consensi elettorali).