di MArcello Buttazzo –

Roma, città degli infiniti sgomberi. S’approssima il Giubileo 2025 e il sindaco democratico Gualtieri e la sua poderosa giunta cedono drammaticamente alla deteriore politica degli sgomberi. Nella città eterna circa 22 mila persone vivono per strada, le tensostrutture installate per il Giubileo potranno ospitare al massimo un migliaio di esseri umani. Che ne sarà delle altre persone alla deriva? Verranno curate e prese in carico dai servizi sociali? Purtroppo, la triste cultura del “decoro” intacca non solo gli esponenti di destra (da sempre propugnatori ossessivi della cosiddetta tolleranza zero), ma anche le amministrazioni di centrosinistra (?). La povertà è per molti altolocati dello spirito una iattura, una sciagura da rimuovere, da nascondere, o quantomeno da spostare in zone più periferiche, dove solitamente non batte il sole del buon Dio. A Roma, Sinistra Civica Ecologista ha giustamente stigmatizzato “i metodi non degni” dell’amministrazione comunale. L’associazione Nonna Roma (che si occupa di povertà e di disagio abitativo) ha usato le parole più eloquenti: “Non accetteremo passivamente la realizzazione di ignobili forme di architettura ostile, né tollereremo politiche repressive contro i marginali”. È una situazione davvero triste e indecorosa. Tutti siamo chiamati in causa. Tutti sono tirati in ballo. Dai politici del cosiddetto centrosinistra, alle associazioni cattoliche, alla Chiesa di Roma. La povertà non si nasconde sotto il tappeto, con una buona dose di viltà. Fanno bene associazioni molto attive come Polo Civico Esquilino, Baobab Experience, Spin Time Lab, Nonna Roma, e i comitati di quartiere a riunirsi in assemblee spontanee e a gridare ad alta voce: “Basta sgomberi e cancellate, né qui né altrove, il loro è il giubileo dei ricchi”. È l’ora della resipiscenza e che alcuni esponenti delle istituzioni (laiche e religiose) riescano a prendere soluzioni più adeguate e più contegnose per una comunità di cittadini, di persone. Per intanto, che comincino a provare un intimo moto di rossa vergogna. 

Marcello Buttazzo