Il CARA di Bari e lo stato di decoro del nostro Paese
di Marcello Buttazzo –
Piuttosto che investire ingenti quantitativi di denaro e di risorse umane per deportare i migranti negli hotspot albanesi, ci si potrebbe prendere cura con maggiore attenzione e risolutezza dei sistemi di accoglienza italiani. Il Cara di Bari Palese (Centro di accoglienza per richiedenti asilo) è una struttura fatiscente, che esigerebbe interventi immediati e appropriati da parte delle autorità. Un migrante di 33 anni, originario della Guinea, ospite della struttura, è morto, forse per aver ingerito pile per disperazione. Martedì 5 novembre, un centinaio di immigrati hanno protestato in modo vibrante davanti alla Prefettura del capoluogo pugliese. Il Cara di Bari Palese è un bunker, una vera e propria prigione fatiscente. Dentro ogni container ci sono dieci persone, quando invece ce ne dovrebbero essere quattro. Quando i migranti escono per le attività giornaliere per poter guadagnare qualcosa per la sussistenza vengono pagati in nero, senza alcun contratto. È doloroso osservare come, nella nostra società ricca e opulenta, alcuni esseri umani siano costretti a sopravvivere in condizioni disdicevoli. Lo stato di decoro d’un Paese non si giudica solo dal PIL, dalle manovre economiche più o meno accettabili, ma anche dalle politiche di accoglienza e di inclusione. Gli ultimi della Terra meritano rispetto e non solo misure securitarie. “La morte del migrante ospite del Cara di Bari richiama la responsabilità dello Stato, che in quei luoghi deve garantire la piena tutela della persona”, ha sostenuto il segretario generale della Camera del Lavoro metropolitana, Domenico Ficco. Fuori dagli inasprimenti ideologici e di parte, i Cara dovrebbero essere ripensati, visti con occhi più benevoli. Come hanno fatto notare i sindacati, “il Cara può e deve essere un’alternativa concreta e dignitosa alla vita nei ghetti”. Non solo le istituzioni, ma anche la società civile è chiamata in causa, cercando magari di essere più desta e di mutare un po’ l’atteggiamento neghittoso nei confronti dei soggetti più disperati. È un obbrobrio morale continuare a pensare, seppur vagamente, che possano esistere persone di serie A e persone di serie B. È un insulto al Cielo continuare a fare differenze fra gli esseri umani.
Marcello Buttazzo
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