di Marcello Buttazzo –

Siamo davvero un popolo di santi, di poeti, di super- virologi. In un brillante articolo su “La Gazzetta del Mezzogiorno” (mercoledì 22 aprile), Sergio Lorusso ha scritto: “Orfani del calcio, gli italiani si sono riconvertiti ad un nuovo sport nazionale: la virologia. Se fino a ieri eravamo tutti commissari tecnici, oggi siamo tutti diventati virologi di chiara fama”. Traversiamo una epidemia comunicativa, un virus collaterale. È sufficiente accendere la televisione fin dalle prime ore del mattino, per osservare che il Covid-19 regna sovrano. Fino a qualche mese fa, nei programmi del pomeriggio televisivo, almeno potevamo “consolarci” con una canzone strastagionata di Pappalardo, di Malgioglio, di Pupo. Adesso, niente di tutto ciò.
Si discetta di coronavirus. E basta. Nei programmi serali poi, da “Ballaro” a “Otto e Mezzo”, da “Stasera Italia” a “Non è l’Arena, l’esercito di esperti istituzionali si contrappone tenacemente ai più o meno esperti, ai “cani sciolti”. Con il rischio fondato di confondere di più le idee agli ascoltatori.
I professionisti della materia poi non sempre hanno dato una limpidissima immagine di sé. Il professore Roberto Burioni, la sera del 2 febbraio, disse al programma di Fabio Fazio, dove è ospite fisso e star incontrastata: “In questo momento il rischio di contrarre il virus è zero”.
In questi giorni, l’anziano primario emerito del Cotugno di Napoli, Giulio Tarro, virologo di fama internazionale, già allievo di Albert Sabin negli studi sul vaccino antipolio, ricordava di essere stato candidato al Nobel. Con una dose di malcelata acidità, il professore Burioni ha replicato: “Allora io sono Miss Italia”. Dopo aver tanto “appreso” dalla “scatola” televisiva, al cittadino rimane il ricettacolo terminale del villaggio globale.
Tutti connessi con il bar dello sport del terzo millennio, i social.
Sulla piazza virtuale, i “competenti” si moltiplicano alla velocità della luce. Purtuttavia, c’è la constatazione che, probabilmente, dopo il 4 maggio, usciremo tutti all’aria aperta. E sui social torneremo a postare albe, tramonti, mari cristallini, teneri gatti, cani che vanno a spasso, succulente pizze margherita. 

Marcello Buttazzo