Di predoni e di povericristi
di Marcello Buttazzo – Il “diritto alla vita” è una mansione civile, umanissima, perché comprende la gioia, il dolore, l’amore, la dolcezza delle melanconie, la caduta, la salita. Il “diritto alla vita” si valuta con la vita e con il sudore, con la pioggia, con l’ansietà delle anime erranti, avvezze a percorrere nonostante tutto le strade dell’incerta ventura. Di certo, il “diritto alla vita” non dovrebbe mai essere argomento di facile o, peggio, bieca propaganda. In maniera più estesa, noi occidentali abbiamo il dovere morale di assicurare il sacrosanto “diritto alla vita” a tanti disperati, anime desolate, che scappano da conflitti e miserie, e spesso trovano la morte in inclementi uteri di mare. La guerra, la povertà, le persecuzioni etniche e religiose, gli sconvolgimenti climatici mettono in fuga i povericristi, che vanno alla ricerca non d’un favoloso Eldorado, ma d’una vita appena decente e accettabile. Costruire muri di ferro spinato o varie barriere per fermare il cammino dei dannati del mare e delle terre denota solo una illimitata povertà e miseria etica. L’Europa istituzionale ancora non ha una chiara e praticabile e univoca politica immigratoria, frastagliata fra le esigenze nazionalistiche dei vari Paesi. Intanto, la gente continua a partire dai teatri di guerra e di miseria, dalle contrade dittatoriali. La gente ferita, che fugge dalle terre lontane, continua ad annegare nei mari della indifferenza. Gli abbandonati e rifiutati da tutti sono relegati in lager infernali in Libia, picchiati e torturati, con il silenzio colpevole di quasi tutti i leader occidentali. La Francia sa solo respingere. L’Italia del “prode” ministro dell’Interno Salvini eccelle solo nelle politiche securitarie e di contenimento. L’ungherese Orban, alleato di ferro di Matteo padano, vede negli immigrati la peste del secolo. Dovremmo istituzionalmente tornare più umani, dovrebbe riconoscere nell’altro un nostro fratello. Nella consapevolezza che i flussi dei popoli sono ineludibili, sono sempre esistiti ed esisteranno sempre: è un’aurea regola antropologica. Non c’è barriera fisica e rigido e stupido steccato mentale che tengano. Purtroppo, una parte cospicua di governati (non solo cosiddetti “sovranisti”) mostra una chiusura sconcertante nei confronti dei migranti in fuga. Da laico, mi dispiace osservare che varie agenzie laiche sono piuttosto tiepide su questa dirimente questione. Di converso, la Chiesa cattolica affila pacificamente e in modo non violento quantomeno le “armi” della dialettica: “L’accoglienza che dobbiamo ai profughi è solo un atto di restituzione per averli impoveriti. L’Europa e gli Stati Uniti non sono assolutamente senza colpe”. L’Occidente, storicamente, con le sue politiche rapinose di predazione e spoliazione verso tanti Paesi a Sud del mondo, con le logiche coloniali, con i conflitti mirati al possesso delle ricche materie prime, ha una responsabilità diretta negli sconvolgimenti di questa avvilita contemporaneità.
Marcello Buttazzo
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