di Marcello Buttazzo –

Il “diritto alla vita” è una mansione civile, umanissima, perché comprende la gioia, il dolore, l’amore, la dolcezza delle melanconie, la salita, la caduta. Il “diritto alla vita” si valuta con la vita e con il sudore, con la pioggia, con l’ansietà delle anime erranti, avvezze a percorrere le strade dell’incerta ventura. Di certo, il “diritto alla vita” non dovrebbe mai essere argomento di facile propaganda elettorale. In maniera più estesa, noi occidentali dobbiamo assicurare il “diritto alla vita” ai tanti disperati, che scappano da conflitti e miseria, e spesso trovano la morte in inclementi uteri di mare. La guerra e la povertà mettono in fuga i povericristi, che vanno alla ricerca non d’un favoloso Eldorado, ma d’una vita appena accettabile. Costruire muri di ferro spinato o varie barriere per fermare il cammino dei dannati del mare e delle terre denota solo una illimitata e misera povertà. L’Europa istituzionale ancora non ha una chiara politica immigratoria, frastagliata fra le esigenze nazionalistiche dei vari Paesi. Intanto, la gente continua a partire dai teatri di guerra, dalle contrade dittatoriali. In questi giorni, diverse centinaia di eritrei e somali, che venivano dall’Egitto, sono annegati nel Mediterraneo. Purtroppo, qualche politico nostrano del Nord mostra una chiusura sconcertante nei confronti dei migranti in fuga. Un segnale confortante è venuto da Papa Francesco, che ha visitato l’isola di Lesbo. E un piglio decisamente politico hanno le parole del segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino, che ha asserito risolutamente: “L’accoglienza che dobbiamo ai profughi è solo un atto di restituzione per averli impoveriti. L’Europa e gli Stati Uniti non sono assolutamente senza colpe”.
L’Occidente, storicamente, con le sue politiche rapinose di predazione e di spoliazione verso tanti Paesi, con i conflitti mirati al possesso delle ricche materie prime, ha una problematicità diretta negli sconvolgimenti di questa avvilita contemporaneità. L’Europa delle banche e della grande finanza appalesa endemica incapacità e vorace avidità, perché non sa strutturare piattaforme popolazionistiche precipue e accettabili, non riesce a darsi regole di buon e praticabile governo, che sappiano andare incontro alle nuove esigenze della civiltà multietnica. Eppure, il multiculturalismo e il lussureggiamento degli ibridi sono necessità ineludibili per le società moderne. Per innumerevoli motivi ( guerre di dominio, conflitti etnici, dittature ferine, miseria), la gente continua a spostarsi dai luoghi di appartenenza. Noi occidentali abbiamo un dovere, per l’innanzi, morale, nei confronti del popolo migrante. Con condotte poco trasparenti, abbiamo sempre “edificato” nei Paesi a Sud del mondo politiche di accaparramento; sicché, ora una condotta riparatoria da parte nostra rientra in una saggia e benvenuta etica della responsabilità. In questa ampia ottica, non ha alcun senso la differenziazione che buona parte dei politici fa fra profughi ( che scappano da cruente guerre), da accogliere, e migranti cosiddetti “economici” ( che evitano la fame), e che sarebbero da ricacciare indietro, da rispedire nella bocca del leone. Sono tutti cittadini di questo pianeta. E madre Terra è la loro patria. Ovunque.

Marcello Buttazzo