di Marcello Buttazzo –

Giovedì 28 novembre 2019, serata di musica e parole tenui e delicate, al laboratorio Artem del Museo “Sigismondo Castromediano” di Lecce, in compagnia dei cantastorie Enzo Marenaci e Antonella Dell’Anna. “Litturina” è il brano poetico cantato con in più il video pertinente, relativo alla tratta Lecce- Gagliano. Il video di “Litturina” è stato curato e montato da Tonio Panzera: un filmato poetico, che tratteggia luoghi, persone, storie, vissuti, dal sapore antico e moderno.  Musicisti di riguardo hanno accompagnato Enzo Marenaci e Antonella Dell’Anna: Egidio Presicce con il suo sax d’incanto, Pier Luigi Conte al basso acustico, Tonio Panzera all’armonica. La “litturina” è un treno, un mezzo fisico di trasporto, che porta con sé sogni, attese, speranze, chimere, di braccianti agricoli, di giovani studenti, di migranti, di lavoratori. Ma la “litturina” è anche una metafora del viaggio, dell’eternoritorno che fluisce, che scorre e non si ferma mai. Della vita che s’incammina verso le terre del conosciuto e dell’inconosciuto, percorrendo i suoi multipolari selciati. I musicisti e i cantastorie hanno proposto i brani dell’ultimo lavoro di Marenaci e Dell’Anna “Rretecate”, che sono le radici rossosangue, a cui tutti siamo strettamente legati, docilmente incatenati. Alcuni pezzi e mi riferisco in particolare a “Li vecchi”, a “Lettera a mia nonna”, a “Carlettu lu comunista” rientrano nella più classica, illesa trazione cantautorale.  Abbiamo apprezzato omaggi sentiti a Peppino Impastato, a Fabrizio De André. Avevo già ascoltato il cd “Rretecate”, eseguito dal vivo a Lequile, in piazza, questa estate. Ma al laboratorio Atem del Museo “Sigismondo Castromediano”, con più piacevolezza ho potuto soffermarmi sulla poetica di Enzo, di Antonella e dei loro bravissimi musicisti. C’è poesia nelle parole in lingua salentina di Marenaci, che ha scritto i testi. E le musiche. C’è poesia nella voce pulita, potente di Antonella. Riscoprire la lingua madre è un pregio, che va a rafforzare il valore inerente e prezioso di queste canzoni. La lingua madre, quella dei nostri genitori e dei nostri nonni, ci accomuna e ci avvince ad un’idea, ad una comunità di anime. Con un canto d’amore elettivo per gli sfruttati, gli ultimi e i diseredati. I protagonisti delle canzoni di “Rretecate” sono uomini del popolo. Gente che conosce la fatica e il dolore. E il vento che soffia sulla faccia. Uomini di fatica e d’amore. Perché l’esistenza, nell’incedere delle sue evenienze, è fatica e amore. E rabbia costruttiva, da incanalare nei meati propositivi. Serata emozionante di vibranti corde.

Marcello Buttazzo