di Paolo Vincenti –

“Portare vasi a Samo”: mi gira in testa questo modo di dire mentre in un sabato mattina di ottobre, mi dirigo nella piccola cittadina di Samo, in provincia di Reggio Calabria. Sono reduce da un incontro di lavoro tenuto la sera prima a Reggio ma stamattina, nel prendere l’auto per ritornare a casa, ho deciso di fare delle soste lungo il viaggio (è pur sempre sabato) per visitare Samo, Locri e Crotone.  Ma se Locri Epizefiri e Crotone, importanti centri dell’antica Magna Grecia, sono straordinarie mete turistiche per via del loro enorme patrimonio di testimonianze storiche, Samo è certamente meno conosciuta e ammirata.  Perciò dunque, il senso dell’inutilità di questa prima visita mi assale, mentre come al solito mi smarrisco, nell’Aspromonte selvaggio e bellissimo, nonostante le indicazioni molto dettagliate fornitemi dalla titolare del B&B dove ho alloggiato. Gli è che non uso il gps, mi ostino a fare da me e perciò impiego il doppio del tempo a raggiungere i posti che non conosco. Dunque, starò portando vasi a Samo? 

Ma entro finalmente nella piccola cittadina (che definirei “ridente”, se questo abusato aggettivo non mi facesse tornare in mente il tormentone utilizzato dal conduttore televisivo Valerio Merola che girando l’Italia, in una vecchia trasmissione itinerante domenicale degli anni Novanta condotta da Gigi Sabani, definiva invariabilmente in questo modo ogni cittadina che visitasse, mentre il conduttore in studio si smascellava dalle risate).

Samo si trova ai piedi dell’Aspromonte ed è ancora verdeggiante pur nel mese tardo autunnale di novembre. La cittadina calabrese ha un nome che non sfugge agli appassionati di storia antica e di filologia classica, ovvero quello dell’omonima isoletta greca delle Sporadi meridionali. 

In effetti il paese, secondo quanto riferisce Erodoto, nel IV Libro delle sue Storie, sarebbe proprio stato fondato nel 492 a.C. da coloni greci provenienti da Samos. La pace mi accoglie nel paesino (appena poche centinaia di abitanti) carezzato al margine dal piccolo fiume Laverde. E se penso all’isoletta greca di Samo, sede nell’antichità di un grande tempio dedicato alla dea Era-Giunone, mi viene subito in mente che fu la patria di Pitagora (580, 570 a.C.- 495 a.C.) che poi si trasferì proprio a Crotone, dove fondò la prima scuola di filosofia del mondo, conosciuta come scuola Pitagorica. C’è un filo rosso che fin da tempo immemore collega l’una e l’altra località samia, come il titolo della commedia di Menandro (342 a. C.-291 a. C.), che ha fra i protagonisti Criside, una etera di Samo (appunto la samia). Quando la Samo calabrese era una prospera e molto più estesa cittadina della Magna Grecia, infatti, un grande porto collegava la costa ionica con gli scali marittimi del Mare Egeo, sulle rotte di una fiorente attività commerciale. La Samo greca invece, fu la patria del poeta Escrione (IV secolo a.C.), del filosofo Melisso (V secolo a.C.), del grande Epicuro (341 a.C.-270 a.C.) e soprattutto dell’astronomo Aristarco (310 a. C.-230 a.C.), erudito alessandrino, fondatore della teoria eliocentrica. Sotto il tiranno Policrate I, soggiornò il poeta Ibico (570 a. C.-522 a.C.), nato a Reggio Calabria. Esponente e grande innovatore della lirica corale greca, nell’isola di Samo Ibico incontrò il collega Anacreonte (570 a.C.- 485 a.C.) che pure vi soggiornava. Anacreonte di Teo fu il poeta dell’amore per le donne e per i fanciulli, del vino e dei simposi. E fu proprio per fuggire alla tirannide di Policrate che alcuni profughi di Samos, nel 531 a.C., approdarono presso le coste dell’odierna Pozzuoli e fondarono, la città di Dicearchia. Nell’isola vi era nell’antichità una fiorente produzione fittile, e proprio da questo derivava l’espressione “portare vasi a Samo”, analoga a quella oggi più di uso corrente di “vendere frigoriferi agli Eschimesi”, insomma fare qualcosa di totalmente inutile.

Continuo intanto la mia promenade nella piccola cittadina, fra le capre e i buoi al pascolo. La principale attrattiva di Samo è il sito archeologico di Precacore, con i suoi resti di arte greco-bizantina, e che è alle origini della Samo attuale. Ma il tempo corre tiranno e se voglio continuare il mio tour in terra calabrese, devo affrettarmi a lasciare la piccola Samo dalle belle alture.

Paolo Vincenti