Le pigne di Santa Lucia
di Rocco Boccadamo –
Negli anni intorno al 1950, puntualmente ogni 13 di dicembre, la mia nonna paterna, di povera e numerosa famiglia contadina, soleva recarsi da Marittima a Scorrano, due paesini del Basso Salento distanti tra loro una quindicina di chilometri, per la fiera in onore di S. Lucia, protettrice della vista, verso la quale nutriva profonda devozione.
Antefatto della pia abitudine, alcuni lustri prima, suo marito, il nonno Cosimo, era rimasto vittima di un disgraziato incidente durante il lavoro di mietitura, con la conseguente, completa perdita di un occhio.
La venerazione verso S. Lucia, così come a Scorrano, che annovera un piccolo santuario a lei intitolato, spazia, come noto, in numerosissime località italiane.
Fra esse, mi viene in mente Venezia, dove, nella chiesa di S. Geremia, riposano le spoglie mortali della Santa, il cui nome, non a caso, contraddistingue la stazione ferroviaria della città, appunto Venezia S. Lucia.
Su scala ancora più ampia, la Vergine siracusana è oggetto di culto un po’ in tutta la Chiesa, sia cattolica sia ortodossa.
In quell’occasione, l’anziana donna, abbinando all’aspetto religioso della sua trasferta una piccola azione della quotidianità, non mancava mai di acquistare un dono per ciascun nipote, ossia a dire una pigna, l’inflorescenza lignea in cui sono contenuti i frutti del pino (pinoli). Il relativo costo ammontava a una o due delle vecchie lire.
All’epoca, si poteva mangiare un panino imbottito di mortadella con venticinque lire, mentre i prezzi dei biglietti d’ingresso al cinema “Excelsior” di Marittima erano di 30, 40 e 60 lire, rispettivamente per platea ragazzi, platea adulti e galleria.
Stamani, su un banco del supermercato vicino a casa, ho notato una cesta ricolma, giustappunto, di pigne: su un talloncino, la scritta € 1 (un euro) a pezzo.
Facciamo un po’ di conti. E’ vero che la reminiscenza del dono della nonna per S. Lucia risale a circa settant’anni fa, però, alla luce anche degli altri riferimenti monetari evidenziati, si deve dedurre che, nella quotazione della pigna, fra allora e oggi, esiste un autentico abisso, una differenza senza dubbio sproporzionata.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.