Una terra di comunanza
di Marcello Buttazzo – In una società opulenta, che venera giorno e notte i suoi inconsistenti miti di cartone, come non rivolgere uno sguardo benevolo, d’amore, a chi traversa costantemente l’indigenza ed ha il fiato corto? Come non dare una dolce e umana carezza agli individui più disagiati, che vivono ai margini? La gente più umile, oberata sovente da necessità economiche impellenti, si dibatte fra sentimento e ragione. C’è chi s’affida anche alla preghiera, come mansione che può lumeggiare l’anima. Fra fede e ragione, limpida si staglia la difesa degli ultimi della terra. La fervente tutela dei diseredati, degli oppressi, che con i ginocchi feriti percorrono le malagevoli contrade del mondo. Il villaggio globale è scosso da impetuosi venti di crisi, da uno sconcertante e cronico travaglio economico, che ha reso i più disagiati ancora più poveri e desolati. I bisogni primari della gente esprimono una matrice viva ed essenziale, che va curata e salvaguardata nella società secolarizzata. Il razionalismo e il progresso sono lampi di tuono, sanno condurre l’umanità sulla strada del benessere, della felicità. La scienza e la tecnologia definiscono un fecondo dominio ricco di implicazioni e postulati di vario tipo, schiudono le porte del futuro, ma non sono la panacea universale che per magia, per incanto, può risolvere tutte le problematiche dell’umano sentire. La fede (per chi ha la fortuna di averla) è in grado con la sua mano mansueta di rischiarare zone oscure, riesce a navigare oltre le nuvole, sa scrutare pianamente fra le faccende della terra, sa senz’altro addentrarsi fra i solchi di terreni di valenza metafisica. Ma i diseredati del mondo, più d’ogni cosa, esigono incoraggiamenti, buoni propositi, azioni determinate, risolutive. Nella Carta universale dei diritti umani sono enunciati dettagliatamente i principi cardine del rispetto e della civile convivenza, ai quali i vari governi del mondo non sempre obbediscono strettamente. Chi crede nella parola del Signore (ma anche chi non crede o è diversamente credente) non può restare insensibile alla ricorrente denuncia di tanti preti coraggio: “Lo spettro della disoccupazione sta stendendo la sua ombra sulla vita di molta gente. Gli svantaggiati vengono facilmente trascurati nella destinazione di risorse”. È auspicabile che, in un’ottica più ampia, alcuni moniti propositivi diventino presto impegno programmatico della politica. Ragione e religione, per certi versi, non sono in antitesi, possono darsi la mano. Fra le istanze illuministiche e la fede, c’è una terra di comunanza, che vuole solo essere solcata, ascoltata, amata: c’è l’individuo con le sue sofferenze, con le limitatezze, con le attese, con le speranze, che deve essere protetto, mai frustrato nell’osservanza dei diritti fondamentali.
Marcello Buttazzo, 30 settembre 2017
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