di Luca Imperiale

È il segno la Via
del Corpo, dello Spirito Santo
e così sia,
verso la collina delle croci degli uomini.

L’Uomo non fugge,
dal passo incoronato verso quel luogo
il luogo del cranio.

E dopo l’angoscia,
la tristezza dell’anima bianca,
fu la condanna a tener banco:
credeva d’aver vinto,
l’oscuro, credeva d’aver vinto.

E qualcuno Lo rinnega
dopo un tradimento,
e l’oscuro credeva d’aver vinto.

E fu il giudizio della fragilità,
dell’umano dire: “decidete voi il fare”
e il popolo urla e abbraccia,
si sà,
chi non “Disordina” i giorni, le ore;
chi non “Disordina” lo stare
di un “Disordine” sconosciuto
a quel che vedranno
nell’esistere, nel sorridere,
nel piangere, nel lavorare.

E allora flagellatelo il bestemmiatore;
qui e ora flagelliamolo il mentitore:
dalla Sua bocca vengon fuori Parole
di un Dio del “Disordine”
di un cielo squarciato,
di un Ultimo Fiato.

E fatelo soffrire,
è un peccatore;
e Lui porta la croce di tutti,
di ognuno,
sulla schiena senza pelle,
piegata! Piegata!
E qualche Cireneo sulla strada,
quell’Uomo incontrerà,
e, “che lo aiuti pure!
Sono vermi entrambi,
blatte da schiacciare!”.

Guardatele le donne,
vedetele nella polvere,
loro piangono lacrime amare,
alcune, forse, persino ipocrite,
e di Lui l’ammonizione,
non tarda a giungere
negli orecchi di madri
con le mani ancora occupate
da tuniche da piegare,
e le ginocchia da curare
saranno dei figli dei prossimi istanti,
dei prossimi secoli.

Cade quel verme,
cade quell’idiota,
cade per la terza volta
quell’Uomo Libero fino a spaventare
persino la morte,
persino l’oblìo.

Prosegue il cammino,
il cammino dei Vivi
e lassù, lassù,
sarà appeso sulla Croce:
non oso avvicinarmi al dolore di una Donna,
è un dolore che strazia i risvegli
degli addormentati comodamente
sui letti d’oro, d’argento e di paglia.

È un pezzente condannato
come i ladri accanto a lui:
due ladri inutili come la cenere inutile.
È un pezzente, un condannato:
e pensare che poco prima
Gli avevano asciugato il Volto,
e su qualche straccio da gettare,
è impresso il Suo Volto,
su qualche straccio, posato sul Cuore,
è impresso il Suo Volto.

È un pezzente,
sta per morire
come i ladri e gli assassini
che Lui vorrebbe perdonare,
che ha già perdonato:
chè ridere, gente! Chè ridere!

Forse mi avvicino – non sono certo di farlo
a giocare a dadi
con i soldati che sanno quello che fanno
non sapendolo affatto.

Si! Ho deciso!
mi avvicinerò per giocare a dadi:
eccomi! Sto arrivando!
Ma che succede?
Non sò più andare,
non sò più stare,
le gambe tremano,
le ossa si sgretolano,
sono solo,
sono silenzio,
sono io e qualcun altro
nella Pasqua! Nella Pasqua!
A casa!
E Lui mi attende già seduto,
mi attende per iniziare a mangiare,
a bere,
a respirare l’aria,
l’Alito,
il Fiato.