di Marcello Buttazzo –

Francesca Romana Rotella, laureata in lingue e letterature straniere con una tesi sullo scrittore e poeta spagnolo José Jiménez Lozano, ha partecipato a poetry slam in locali dei circuiti romani. Nel 2023 per Edizioni Ensemble, Rotella ha pubblicato la raccolta di poesie “Un rossetto e un taccuino”. Un libretto agile, lineare, che scorre snello dall’inizio alla fine. L’intento programmatico di Rotella è evidente fin dai primi versi: “Oggi ho comprato un rossetto e un taccuino/perché desidero avere labbra rosse e scrivere poesie”. I versi della poetessa sfilano liberi sul foglio e le labbra colorano i verbi. Francesca Romana Rotella è una donna di virtù, che sa modulare passione e impeto civile nei suoi intendimenti. Numerose sono le donne umiliate, vilipese, a varie latitudini.  Con il suo taccuino propositivo l’autrice verga parole di speranza e fa una carezza a quelle donne umiliate, deprivate della libertà. Pensa ai loro corpi straziati e alle menti annientate. Colorare le labbra di rosso rossetto vuol dire dare animo, vita. Le labbra rosse della poetessa sono uno schiaffo all’opacità e al nero pece di tante anime cupe. La raccolta fluisce senza intoppi, con una matrice quasi didascalica ci invoglia a comprendere stimoli e voci verbali, che appartengono a tutte le donne, a tutti gli uomini. La Natura è tratteggiata nella sua veste delicata e una goccia d’acqua di pioggia è un elemento che scende e bagna la terra. Un caleidoscopio di sentimenti ci accompagna per tutta la silloge. L’irrequietudine è una compagna vitale dell’autrice. Lei vorrebbe comprenderla e carezzarla piano, farla diventare sua amica. Vorrebbe soffiare lentamente sull’angoscia e vorrebbe metabolizzare la rabbia, farla decantare, scomporla, ricomporla in nuove creative visioni. Un punto cruciale di snodo di “Un rossetto e un taccuino” è la sensualità, che non viene esibita, non viene sventagliata, ma soffusamente si districa e s’evolve. L’uomo è l’amante che turgido s’erge al cospetto dell’amata. E le carni sazie, le labbra gonfie, gli occhi di luce dell’uomo sono uno stratagemma di lascivia. La gioia, l’ebbrezza e il dolore fanno capolino. “Le lacrime che mi hai donato/non le scorderò mai/calde, salate,/ricordano l’amore/come brodo primordiale/che culla ogni dolore./” Francesca Romana Rotella evoca il conosciuto e l’inconosciuto. L’amato non sa il sapore delle sue lunghe giornate, né i suoi pensieri folli, né la notturna solitudine dell’autrice. Però lui ha la contezza del sapore dei baci appassionati. “Un rossetto e un taccuino” ha un cuore vibratile maschile e femminile. La donna è la dea attesa. Afrodite dai morbidi fianchi. Pelle chiara, labbra rosse, occhi scuri, chiome mosse, corpo morbido, sinuoso e rotondo. La donna viene enfatizzata nella sua venustà e purezza di giglio. Nella raccolta compaiono omaggi letterari. Uno alla poesia The Tyger di William Blake. C’è un gatto tutto matto, che brontola, nel buio miagola, soffia e scappa, si volta e rotola, fissa il muro, fa le fusa, si addormenta, si struscia, si strofina. Un altro omaggio è all’Infinito di Giacomo Leopardi. Per trasposizione erotica Rotella annega nei baci di brezza marina e chiari di luna dell’amato. S’inabissa, la poetessa, nel mare di sale e di schiuma, la delicata spuma. Fino ad echeggiare la risacca delle onde, la sinfonia delle lingue. Sono commoventi i riferimenti ai figli, ai loro occhi spauriti, allegri, profondi, occhi specchio, occhi anima, occhi vita, occhi amore. Non mancano ambientazioni tipicamente romane, come ad esempio Porta Portese. S’affolla un popolo che osserva, tocca, prende, prova e compra. Ho molto gradito la lettura di “Un rossetto e un taccuino” per la sua pulizia verbale e linguistica, per accessibilità, per il procedere con specchiato nitore. La poesia non necessariamente è un esercizio di astruseria. La poesia può vezzeggiare parole in un dolce esperanto di sentimenti, senza complicanze semantiche. “Un rossetto e un taccuino” è un libro interessante, che reca alla radice la natura della bella scrittura.

Marcello Buttazzo