di Roberto Dall’Olio –

Per: MARCELLO  BUTTAZZO, “TRA LE PIEGHE DEL ROSSO”. I QUADERNI DEL BARDO EDIZIONI  2022

Il poeta Marcello Buttazzo ha recentemente pubblicato il volume di poesie “Fra le pieghe del rosso” i Quaderni del Bardo edizioni. Un mannello di testi che impegnano e liberano le ali all’amore e dell’amore. “Questo nuovo libro (…) è, dunque un unico inno di Marcello all’amore” scrive il poeta Vito Antonio Conte nella nota introduttiva al testo.
Di quale genere di amore si tratta?
Forse è una domanda oziosa oppure no, magari importante. Per chi qui scrive lo è. Poiché l’amore è un cosmo antichissimo e giovane al tempo stesso. La sfida per il poeta moderno è quella di non cadere prigioniero dei cliché di cui il mitico Eros si trova avvolto e colmo nei suoi sentieri. Il bravo poeta parla di tutte le cose, il grande poeta parla di sé attraverso le cose. Buttazzo appartiene a questa seconda categoria. Egli parla di sé attraverso l’amore mostrando sintonia con i classici sia antichi che appartenenti all’era cristiana e moderna come rilevato nella introduzione da Chiara Evangelista la quale cita Petrarca, lo stile madrigale e Cesare Pavese.
Marcello Buttazzo apre il suo scrigno e diffonde la sua musica e la sua Musa, ma compie anche il percorso inverso portando il mondo dentro il suo scrigno secondo una circolarità regolata dall’amore. Di quale natura mi chiedevo dianzi? Una domanda che soffre per mancanza di risposte univoche e per fortuna! Un amore irrinunciabile eppure costituito da una rinuncia. Un amore platonico e carnale al tempo stesso. Un amore di rosso vestito e di tenero giglio adornato.
Il poeta è geopoeticamente innervato dalle bianche case del Sud dai suoi “azzurri destini”…un amore così unico e universale insieme. Raccontato disciolto in un libro circolare, di una poesia circolare ma anche lineare per la sua sapida semplicità e nel senso di un procedere che va verso una meta sempre sull’orlo di essere raggiunta e forse perduta. Speranza e minaccia baratro e luce ecco il cammino che l’autore propone tra le pieghe e le piaghe del rosso. Il dolore si nasconde…non disse forse Eraclito che “la natura delle cose ama nascondersi”? Cosi pare. E pare anche al poeta e a chi scrive. La verità è ciò che si svela ovvero ciò che non è (più) nascosto ma la verità dell’amore non può rivelarsi appieno perciò va cercata tra le sue epifanie.
Tra le pieghe appunto di cui Buttazzo è cercatore e artefice grande plasmatore.
«Fluisce la vita.
Noi a piedi nudi e disarmati
L’ aspettiamo».
Il fluire incessante. La semplicità scalza di questo autore la sua natura disarmata e disarmante. Dalla potente e gravida attesa de:
«la vita che bordeggia
E riposa
Nei tuoi fianchi di pane».
Il pane cosa di più simbolico e fraterno tenero e essenziale in cui la vita riposa?
Ma il pane è lei la Musa. La donna amata nel “suo segreto giardino”. Giardino non è forse la traduzione di paradiso?
Risale il poeta la corrente fino alla fonte pura che irrora il giardino segreto del prima che tutto cominciasse. Nel paradiso senza colpa e primigenio.
La fisicità panica e intangibile della poesia amorosa di Buttazzo si esprime a più riprese nel testo in passaggi quali i seguenti:
«Guardiamoci ripetutamente
negli occhi:
c’è sempre una cadenza giusta
per donarsi amore».

Oppure:

«Vissuti d’arsure
bagnate
da gocciole benedette.
Precipitano
catinelle
come affermazioni
mai dette,
che tu non pronunciasti
per neghittosità, per indolenza».

Emerge una forma quasi mistica dell’amore che spegne l’arsura con gocce definite benedette, il che significa anche ben dette oltre che benvenute e godute per volontà del mondo, di un Dio? Che superano la indolenza, la neghittosità della musa.
Seppure permanga l’attesa del poeta nel dissidio continuo tra vita e attesa epifanica.
Ma il poeta vorrebbe prendere per mano gli eventi e la donna amata:
«Divorare le tue labbra,
Sfiorare il tuo scenario di capelli
[vorrei…]. In grembo alla tua anima
riposa/tutto il bene del mondo».
Scrivere poesie d’amore e sull’amore è una sfida che solo alcuni poeti sanno decidono di affrontare. Nello zaino del suo cammino ci sono delle borracce di limpida poesia fresca e tiepida di fonte di roccia e termale. L’amore sgorga fa anche male le acque termali curano lo spossamento delle membra dell’anima. Sono parole dei poeti che da Saffo a Lorca passando per i “nostri” Stilnovisti fino a Gatto, Penna, Aleramo, Caproni, gli autori salentini, il Buttazzo porta nel suo zaino sul Mont Ventoux il grande immaginario marino per vedere Lei il suo viso, il suo sguardo in movimento che va oltre:
«il fissismo delle cose morte>> e la durezza del<< la ferrigna indifferenza […]
di chi sa solo blaterare in continuazione
senza etica, senza visione
senza amore».
Un sogno che si apre alla carne «sola e intrigante» di Lei e del poeta stesso. Lei è «ciò che resta
e non passa mai».
è l’ineffabile radura di luce
La «luna tralucente[…] bella come le sue gambe».
L’ Essere e il divenire si alternano in questo cammino di ombre, di attese, di scoperte e riscoperte poiché il poeta non vive cose diverse ma vede le cose con occhi sempre diversi. Tale è il maggiore segreto di questi versi impregnati d’amore, di vita, di canto.

Roberto Dall’Olio