Sulle nuove strade di Federica Gallotta
di Vittorino Curci –
Dopo il libro d’esordio del 2017, Altri nuovi giorni d’amore (Giuliano Ladolfi Editore), l’originale percorso poetico di Federica Gallotta prosegue con Modi indefiniti (Interno Poesia Editore, 2020).
La giovane autrice della Tuscia (è nata a Tarquinia nel 1990 e risiede da alcuni anni a Viterbo) ha una sua spiccata personalità poetica, scrive testi sospesi nel tempo, vocativi, essenziali, colmi di tensione, assoluti (nel senso più radicale del termine), e, quel che più colpisce, indifferenti agli stilemi lessicali e compositivi maggiormente utilizzati nella poesia contemporanea.
A metà degli anni ’60 Filippo Maria Pontani nel presentare alcune sue traduzioni da Saffo, Alceo e Anacreonte scriveva: “I testi recano la medesimazione di passato e presente, di parvenze mitiche e di piccole quotidiane figure, di agevoli grazie celesti e di crucci umani, di appassionati appelli e di invagate contemplazioni”. Queste parole (tutte, dalla prima all’ultima) potrebbero adattarsi benissimo a Federica Gallotta che già nel suo libro precedente presentava testi indimenticabili come questo: “Quando ti amo, ti amo. / Quando non ti amo, ti amo / lo stesso, davvero, più forte. / È un’esasperante giostrina ai miei danni. / È così che va: / proprio quando non vorrei, / l’amore fa il cuore sincero / tradendo la sua padrona”. Una poesia così strutturata e nitida, composta con parole semplici e dirette, non ha l’impronta riconoscibile del tempo (del nostro tempo), potrebbe essere stata scritta in una qualsiasi epoca della storia umana. In questo Gallota si distingue dagli altri poeti della sua generazione. E di solito (l’esperienza insegna) i poeti più interessanti sono proprio quelli che battono con coraggio le strade più solitarie.
Benché coperta da velature ironiche e giocose (“Ero indecisa se andare / a tagliarmi i capelli o spedire / una lettera d’amore al colonnello / in pensione incontrato alla stazione. // Credo che comunque lunghi / fossero più belli”), la poesia di Federica Gallotta è fortemente drammatica. È l’amore stesso – uno dei temi più evidenti nelle sue poesie – che richiede questo particolare registro di scrittura, perché l’amore, nelle sue infinite variazioni, è drammatico per natura: accoglie, trasforma, sfida, combatte, s’innalza, precipita, si arrende per dare luce e senso alle nostre vite.
Un altro tema che emerge con chiarezza nei versi di Gallotta è “l’eterna mitologia del perduto”, un tema che ha le sue radici nella grande tradizione classica della poesia lirica. Tra i testi più rappresentativi di questa nuova raccolta, ce n’è uno che ne racchiude quasi l’essenza: “Venere ha sedotto Nettuno nelle notti silenziose / dove tutto sembra fermo e la spuma del mare / è seme fecondo che acquieta dormienti / le sirene innamorate. // Tornare a Itaca, / non credevo si potesse / con un bacio”.
È sorprendente vedere come i poeti delle nuove generazioni riescano sempre a trovare nuove strade.
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