Stefania Zecca, “un noi che nutre e dà significato”
di Marcello
La poesia che affascina e disarma è la poesia onesta, priva di orpelli e di costruzioni artefatte. La poesia elegante, che scorre, generando armonia. La poesia che si legge con piacere è quella che rinuncia deliberatamente agli eccessi egocentrici, che stempera le evidenze “irrinunciabili” dell’io, per abbracciare un noi che nutre e dà significato. Questa è la poesia di Stefania Zecca, leccese, giornalista pubblicista, che insieme a Simona Cleopazzo cura la collana di poesia “Prose minime” e l’ufficio stampa della casa editrice Collettiva Edizioni. Ultimamente (dicembre 2022), Stefania Zecca ha pubblicato per Collettiva Edizioni la raccolta di poesie “Frammentario del disarmo” con una nota di Sabino De Bari. L’autrice si sente doverosamente e umilmente disarmata al cospetto dell’esistenza, che si sostanzia di gioie, di ferite, di cadute, di risalite, di melanconie, di ebbrezze. La vita è davvero multipolare, è un fiume che corre nel finito-infinito. E un’autrice sensibile e profonda come Stefania può solo accogliere con mani devote gli accadimenti di questo viaggio chiamato amore. Una poetessa dolce come Stefania può solo rinunciare ai personalismi e ai protagonismi, per proiettare la parola su uno schermo d’universalità. Non segue propriamente, Stefania, uno stile lirico. Il suo è un incedere prosastico. Lei compendia prosa e poesia con effetti sorprendenti, accattivanti. Epperò, la sua è poesia nel suo svolgersi, poesia vera che lei maneggia con disinvoltura e padronanza. “Lascio che accada la parola umanità/accetto il tocco dell’imperfezione/ accetto il primo passo d’amore/”. Zecca è una donna innamorata dell’esistenza, nelle sue diverse forme. Ama con vibrante passione gli animali, Stefania. Sul finire del “Frammentario del disarmo”, cani e gatti, a un certo punto, sono protagonisti incontrastati. In particolare Margot, una mezza pitbull, incrocio molosso, che alfine viene adottato da un ragazzo con le sneakers rosse, trovando famiglia. La scrittura di Stefania è un armamentario ben definito, ben caratterizzato, della vita ordinaria. E così si va dal Monte Aquila del Gran Sasso alla quotidianità di Trenitalia, dove (ahimè) le persone, invece di discutere fra loro (come avveniva un tempo), sono tutte chinate sul cellulare. Si va da un canto d’amore a una elegia sulla perdita, sull’illusione, sulla colpa. Si trascorre da una panchina in un parco a una scorreria in un grande magazzino. “Disarmo è quella cosa che accade in qualche spazio imprecisato del cuore, della coscienza, della mente, quando un’anima si rivela a noi con una sincerità così pura e feroce, impregnata di implacabile poesia, che non puoi far altro che dichiararle resa e alleanza. È esattamente questo che accade nel leggere le pagine di Stefania Zecca: fanno di te un sodale”, scrive nella nota finale Sabino De Bari. Stefania disarma davvero nel suo stupore, nel suo procedere con meraviglia nel nutrire e curare la ferita, talvolta anche la carestia d’amore. Ma la sua poesia è come se s’aprisse a un incontro sublime. L’autrice narra anche di dolori, di travagli, ma sempre in un’aura di bellezza, di concordanza. Dense di passione e di attaccamento filiale sono i versi dedicati al suo rione natio leccese San Pio. I cortili, le case popolari che piovono calcina e barocco e le villette, le abitazioni ristrutturate rimesse a nuova vita con le volte e l’arredo buono moderno delle riviste. Tanto da affermare che “San Pio è bipolare”. Stefania sa che la vita va traversata. E lei lascia naturalmente che accada l’irreparabile, l’imprevisto, la verità. Lei lascia che accada il rischio della ferita, della delusione, la perdita di qualcosa, la perdita di qualcuno, la perdita d’una parte. Lei, soprattutto, lascia che si santifichi in un laico rosario la parola umanità, perché la sua scrittura è popolata di gente, di cose, di palpitanti visioni. La sua poesia, anche formalmente, è molto originale, con tante spaziature che danno respiro al verso. Mercoledì 11 gennaio 2023, presso il Fondo Verri, s’è svolta la presentazione della raccolta “Frammentario del disarmo”. L’autrice ha dialogato con Simona Cleopazzo, con letture a cura di Cristina Carlà e Teresa Musca. Un incontro intenso e interessante quello fra Stefania e Simona, sulla necessità e sull’essenzialità della poesia, che è motore che muove il mondo. Ho preso “Frammentario del disarmo”. Ho molto gradito la dedica di Stefania sul mio libro: “Grazie per avermi ascoltato. Sono parole piccole le mie”. Nel piccolo, nel minuscolo, si cela la bontà dell’universo. Le parole di Stefania sono l’emblema d’un’anima pulita. Anima d’amore.
La mia scrittura è urgente, vuole tempo ma non ne dà.
Abbecedario di sale
in quel frangente di voce ogni luogo è stanza
il tovagliolo di un bar è taccuino
Intorno?
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