Poesia: la cura primordiale
di Marcello Buttazzo –
Angoli blu inghiottono
Spicchi di coscienza
Galleggi sospesa
Nell’angoscia delle probabilità
Vorresti girare l’angolo
E scoprire l’infinito
Ma i tuoi piedi sono inchiodati
Lungo percorsi
Che pensavi persi per sempre.
La leccese Fernanda Filippo, appassionata di decorazione pittorica, scrive poesie fin dall’adolescenza. Musicaos Editore, dopo aver pubblicato tre sue raccolte di versi (dal 2016 al 2020), adesso nel mese di giugno ha fatto uscire la sua nuova silloge dal titolo “La cura primordiale”. Fernanda Filippo è risultata vincitrice in diversi concorsi e premi letterari nazionali e internazionali. La poesia è lo strumento primario per oltrepassare lo scuro e le dense brume. La poesia è multipolare nelle sue funzioni. Alda Merini ci ha insegnato che la poesia può avere tante valenze, risonanze, smisurate posture morali. La poesia può anche essere terapeutica, perché consente di ricucire con ago d’amore le laceranti ferite procurate dagli eventi, dallo scorrere di mutamenti. Anche Filippo rammemora uno dei compiti prioritari della poesia: la poesia è cura primordiale. È una ninna nanna, è lo sguardo che arriva nel profondo, è il silenzio che fa più rumore al mondo, è la carezza delle onde che lenisce, è lo schiaffo che addolcisce ogni dolore, è l’abbraccio che è nascosto dentro il nostro cuore. La poesia è stupore, meraviglia bambina, è la panacea contro il male, l’inesorabile male di vivere. La poesia ci connette con l’ambiente fisico esterno e con gli altri, ci rende esseri umani empatici e consapevoli, capaci di condividere il tempo e lo spazio. La poesia è il microscopio elettronico che ci fa scorgere l’infinitamente piccolo, che ci fa scavare a mani nude nell’archeologia dei vissuti, che ci fa rivivere il passato, ci rende ancora respirabile il presente, ci fa preconizzare il futuro. I versi di Fernanda Filippo sono un ampio, diffuso caleidoscopio d’amore. L’amore è il leitmotiv, è il collante primigenio che unisce tutte le poesie della raccolta. Un amore per la Vita, che è infinita. Poesia dell’amore, della gioia, della serenità, delle turbolenze meditate, scomposte e ricomposte in cesti di bellezza umana. Poesia dell’attesa e della speranza, che ricorrono spesso. “La speranza siamo noi/Se non chiudiamo gli occhi/La speranza siamo noi/Se non alziamo muri/E anche l’altro siamo noi/Sotto lo stesso azzurro/E dentro gli stessi/Immensi confini./”. Bisogna conservare sempre un animo illeso, aperto alle alterità, pronto ad accogliere e ad abbracciare continuamente. La poesia dell’autrice è un’esplosione di colori, che sono scoppiettii dell’anima. L’arancione che racconta i frutti profumati nel giardino della nonna, il verde dei prati di periferia intorno alla casa della fanciullezza, l’azzurro-mare, il giallo-sole, il rosso ciliegia, l’indaco dei cieli d’autunno. Luciano Pagano, con la consueta puntualità, ha scritto a proposito de “La cura primordiale”: “Si tratta di una poesia che non giudica, capace di suggerire una visione etica del mondo, scandagliando l’oscurità- e anche la luminosa bellezza- che si cela nei rapporti personali, misurandosi con l’amore declinato in diverse sfaccettature, senza sottrarsi alla misura del dolore o dell’emozione. I versi confluiscono in una critica costruttiva, non solo descrittiva. C’è qui la ricerca di un dialogo con una dimensione interiore come chiave di accesso a un altrove”. Poesia del dono, quella di Fernanda Filippo, che vorrebbe regalare una finestra sotto le stelle perché l’interlocutore possa legare i desideri alle code di comete. Vorrebbe regalare, la poetessa, i respiri delle attese, le carezze di albe purpuree, sentieri da percorre passo dopo passo. Poesia della gentilezza, quella di Fernanda Filippo: “Seminiamo gentilezza/Germoglierà l’amore./Coltiviamo perdono/Sboccerà la pace./”. Donandomi la copia de “La cura primordiale”, l’autrice ha scritto come dedica: “A Marcello, che la poesia sia compagna eterna della Vita!”. Dovremmo tornare su un concetto precedente, allorquando abbiamo sostenuto: “La vita è infinita”. La vita, forse, non finisce mai. E la poesia è eterna. Le poesie di questa raccolta sono dense di significati e di pensamenti, di messaggi luminosi, di passione per il desiderio. Particolarmente ispirate sono quelle dedicate ai defunti, ai vecchi. E, soprattutto, delicati sono i versi redatti per la cara madre, che ha donato all’autrice l’alito della vita, e per l’amato padre, che continua a vivere negli occhi dei nipoti che non ha visto crescere. Ben tratteggiato è il paesaggio naturale, con una Natura sempre benigna. I prati sorridono, ricolmi di margherite, i papaveri si schiudono con labbra vogliose. Fernanda Filippo ha pienamente ragione: la poesia è una compagna eterna della Vita. Lei ci conforta e non ci lascia mai soli.
Marcello Buttazzo
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