Le canzoni liriche di Marcello Buttazzo
di Roberto Dall’Olio –
E SE NEL GIALLO TI VEDRO’
I QUADERNI DEL BARDO EDIZIONI
Lecce 2023
Marcello Buttazzo come ho già avuto occasione di scrivere è un poeta che non assomiglia a nessuno. Certamente è un lirico, non è uno sperimentale, il solco sul quale camminano i suoi versi è già tracciato. Ma questa è proprio la sua cifra e il frutto della sua ispirazione e della sua volontà. L’ultimo suo libro è una chiara rappresentazione, un chiaro specchio di quanto dianzi sostenuto. I suoi versi colorano la terra del mondo e dell’anima, i colori cantano la luce dei suoi versi come un mannello di fiori freschi raccolti nel giallo. Nel giallo si intravede e si ritrova la Musa assente ma pure latente, la Musa che si affaccia sul balcone del tempo e si ritira scomparendo. Il poeta trova nella poesia il viatico per ritrovarla, per evocarla, poiché lei è la vita e la vita è lei. Tutto ruota intorno a lei, vera luna al centro dell’universo poetico ed esistenziale del poeta. Ossessione? Affatto. Le canzoni liriche di Marcello Buttazzo raccontano di altro, di molto altro. Sono un viaggio nel viaggio, che circumnaviga il vento della memoria del tempo della terra salentina, la terra natale del poeta. Il lirismo di Marcello Buttazzo ha una sfumatura tutta sua, vorrei dire una piega, parafrasando un suo precedente volume FRA LE PIEGHE DEL ROSSO, che mesce un forte senso della giustizia con una religiosità pura e quasi sincretista, seppure di matrice cristiana, dentro una laicità sicura e liberalità che si respira in tutti o quasi i suoi versi. A volte recupera parole desuete, quasi auliche, che si ambientano subito nel suo dire poetico, il quale appare sciolto in una immediatezza raggiunta dopo rigorosa meditazione-
(…)
”…Nel rosso
rinasce la vita,
nel carminio
delle tue vene
che sono
il fiume più dirompente
più intrigante
da navigare”.
La vita, l’amore, la natura, gli elementi dell’universo, la Musa. È lei che tinge d’azzurro i cieli, di rosso la vita, di giallo la terra, la luce stessa. È una fisica della luce questa, non una metafisica. Da Platone a Plotino, da San Paolo a Dante, la grande tradizione metafisica della luce raggiunge l’illuminismo e l’orientalismo buddista, comincia a imbrunire con Hegel e la Nottola di Minerva e si riapre terrena nei lampi di poeti quali Lorca e quasi tutta la sua generazione, Penna e Gatto, Pozzi in Italia. La grande lirica persiana e Josef Blaga, Apollinaire. Questa luce terrena si ritrova nelle poesie di Marcello Buttazzo con sfumature di colori verso un arcobaleno di pace e di speranza, di inquietudine e di labbra morse per baci non dati, per occhi che sfuggono, quelli della Musa per mezzo della quale la luce diventa carne e fuoco, vento e parola, citando il poeta “le parole non sono più spente, non si spengono”. È un libro vibrante che oscilla fra la dedizione totale e la mancanza, la speranza e il congedo. Parafrasando Sofocle, la poesia di Buttazzo è mare e come il mare è calmo in superficie, mosso nel profondo.
Roberto Dall’Olio
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