di Marta Toraldo –

Sono molti i temi che Marcello Buttazzo, con la sua poesia affronta, in questo suo “Ti seguii per le rotte” raccolta di versi edita  quest’anno da I Quaderni del Bardo di Stefano Donno.

Il Poeta si confronta, dal punto di vista poetico, con l’Occidente postmoderno in grave declino in particolare cito la nota agonica sull’episteme contemporanea, ovvero la crisi a carattere universale della Scienza Moderna che filosoficamente ha scelto l’onnipotenza narcisistica di sé e del valore tecnico.

L’Occidente ha abbandonato il valore filosofico dell’umiltà e della spiritualità del sapere e l’uomo contemporaneo si sostituisce a Dio esaltando il significato della Tecnica e delle Scienze attraverso nuove possibilità e capacità che gli uomini attribuiscono a se stessi e alla loro identità. La Tecnica e la Scienza dovrebbero essere basate sull’accordo tra unità del pensiero e armonia dello spirito nella visione ontica e ontologica della filosofia, spazzata via da un’economia neocapitalista che non è sintonizzata con la verità filosofica e spirituale.

Oltre alla critica sul pensiero politico-filosofico neocapitalista, Marcello si fa promotore di una politica umana volta alla pace universale, al rispetto per i migranti, i cosiddetti “clandestini” e verso tutti gli uomini che vivono le difficoltà estreme della vita.

Manca soprattutto nella mia generazione dei 30 40 enni – assopiti come Telemaco in una terra desertica incapaci di difendere i propri valori dimenticati dal resto dell’umanità – una prospettiva. Manca un sereno avvenire, per i Millenials, che sia fondato su sicurezze psicologiche e morali, quelle che il filosofo GALIMBERTI chiama “la verità filosofica ed il senso della vita”. Si vive in un tempo asettico privo di nomi ed attribuzioni qualificative ove i concetti che guidano la vita sono dislocati fuori da ogni categoria antropologica. I valori della vita, della giustizia, della democrazia, della libertà, sono abbandonati per le necessità commerciali del neo-capitalismo imperante dove tutto viene trasformato in merce e mercato. Prevale così un Nichilismo passivo, agonizzante, spersonalizzante, in cui l’individuo, in solitudine, si perde nella ricerca spasmodica di possesso di meccanismi commerciali di oggetti inutili e dannosi.

Il poeta Buttazzo ricerca verità autentiche, quelle verità distrutte dal Nichilismo liquido e passivo che si infiltra in ogni angolo sociale e culturale della vita di ogni giorno. Il Poeta cerca così, con i suoi versi, il significato primitivo del vivere, il significato significante per non morire di mal d’amore, come una caduta nostalgica di un quadro surrealista, in cui i valori primordiali dell’autentico sono sobbarcati da impianti verbo-visivi totalmente manipolabili ed artificiali. La sete di consumo, neocapitalista, genera vuoto esistenziale e di tutto ciò che muove il baricentro della vita spirituale; il poeta così cerca disperatamente di affermare il significato filosofico e poetico del vivere autentico, umano e civile combattendo contro la commercializzazione della vita e della morte. La morte, viene vissuta come paura di morire, di perdere il possesso ed il consumo delle cose, disperazione della fine commerciale consumistica.

I suoi valori umani vanno, quindi, intravisti nella ricerca poetica di parole, metafore ed immagini esotiche da innamorato romantico, contemplativo, esteta metafisico, alla maniera dei pittori e degli artisti del Settecento fiammingo e barocco europeo (Jan van Eyck, Peter Paul Rubens) nelle cui pitture di donne e uomini affascinanti sono messe in evidenza e prevalgono le virtù classiche della bellezza e dell’amore reciproco e dell’amicizia. Per concludere il poeta rimpiange le virtù classiche dell’Umanesimo letterario ed elabora una profonda critica verso il mondo liquido attuale, il nostro mondo difficile e precario, instabile e senza punti di riferimento dove tutto scorre e nulla sedimenta con radici profonde.

Marta Torlado