di Marcello Buttazzo – Sulle questioni eticamente sensibili, l’etica tradizionale sovente serra le fila, si chiude a riccio in fortini d’incomunicabilità e, per obbedire a una serie di saldi principi e valori precostituiti, approda a definizioni e conclusioni asfittiche, dal fiato corto. La morale laica, invece, impostata su direttive molto più morbide e liberali, sulle tematiche bioetiche ha una visione più aperta, più possibilista. Epperò, ci sono tragici casi limite, che devono essere senz’altro stigmatizzati. Nei paesi orientali, dall’India alla Cina, è in atto da anni una cruenta e vergognosa politica di pianificazione delle nascite. La cattiveria umana s’accanisce contro le bambine, che vengono eliminate mediante l’aborto selettivo, inverecondo misfatto. Si tratta senz’altro di una raccapricciante forma di “eugenetica di massa”, perché si serve delle metodiche delle tecnoscienze per affermare una violenta cultura dell’esclusione secondo logiche meschine e mortifere. Qualche intellettuale cinese, a ragione, ha parlato di “strage di innocenti”. Probabilmente, i movimenti pro-life italiani e internazionali esasperano i toni del dibattito bioetico allorquando enfatizzano l’“eccidio di fanciulli”, riferendosi agli embrioni, fossero anche quelli congelati sovrannumerari, destinati comunque ad un lento ed irreversibile spegnimento. È evidente che i governi del mondo potrebbero condurre compattamente un’azione di efficace denuncia in sede Onu solo se dovessero riuscire a predefinire le palesi differenze che esistono fra certa manipolazione embrionale e una feroce soppressione studiata a tavolino di esseri umani. Comunque, milioni e milioni di bambine, in Cina e in India, vengono soppresse per misere ragioni eugenetiche. Noi occidentali abbiamo l’obbligo morale di alzare la voce, di farci sentire in tutte le sedi possibili. Le scienze della vita non possono essere sfruttate per perpetrare una crudele selezione. “Dove sono andate a finire tutte le ragazze?”. Noi cittadini dobbiamo interrogarci insistentemente. Possiamo farlo ragionevolmente, perché conosciamo la libertà e il valore dell’etica, che si devono dispiegare sempre su terreni di correttezza e di umanità. Secondo alcuni, è un vero e proprio “genocidio di genere”. Milioni e milioni di bimbe mancano all’appello. Tempo fa, Adriano Sofri sosteneva: “Le bambine nel mondo sono diventate il nemico numero uno, e quindi la speranza del mondo sono le bambine”.

Marcello Buttazzo