di Marcello Buttazzo –

Lequile di colori soffusi e di lame nel cuore. Lequile di amori persi, di chimere di passaggio, di angeli con le guance di pesca. Lequile è un bimbo d’oro che ride, cullato dal grembo di madri premurose. È un giardino di rose e di viole e ogni ipotenusa di sole è un’ipotesi d’amore. Una rappresaglia di gioia e colore. All’alba, si desta d’improvviso la vita. I primi lucori dell’aurora compagna sono il nostro voluttuoso strazio, l’eterno ritornante tormento. All’alba, nei bar, la gente si racconta le storie di ieri. In piazza, d’estate, rondini pazze e anarchiche svolazzano e, con le loro imprevedute traiettorie, disegnano arabeschi di libertà. Soffia, soffia il vento di libertà. Soffia in un campo di grano, nel rosso insanguinato papavero, nel pino lato levato. Cagnolini con il muso di paglia s’inseguono, felici. Ragazzini cadono e si rialzano su un selciato di giochi. Le vecchie pregano e s’incontrano nelle Chiese. E sono tutte in odore di santità. Io traverso lentamente il mio tempo e, come al solito, aspetto la notte. La notte amica, che mi condurrà verso la prossima alba.

Marcello Buttazzo