di Paolo Vincenti –

La sindrome di San Matteo . Il Pd ha subito una sonora sconfitta. Il brutto the day after del partito lo vede ridotto ai minimi termini. “Renzi uccide un Pd morto”, scrive “Il Fatto Quotidiano” del 6 marzo 2018, alludendo alle dimissioni farsa del segretario, che hanno aperto, ancor più della sconfitta, la notte dei lunghi coltelli all’interno del partito. Fra i più critici in assoluto, il Governatore della Puglia Michele Emiliano, uno dei principali avversari e papabili alla carica di segretario. Renzi ora, le dimissioni, è stato proprio costretto a darle. Ma il partito è ancora saldamente guidato da lui, perché tutta la dirigenza è renziana. Vero che quando si andrà a rinnovare le cariche molto probabilmente dovrà consegnare il potere e avviarsi suo malgrado lungo il viale del tramonto. Quella che lascia il Pd, dopo cinque anni di governo, è un’Italia certamente non migliore di quella che ha preso in consegna. Il debito pubblico è ancora enorme, abbiamo subito una ondata massiccia e incontrollata di immigrazione e non è calata poi molto la criminalità nelle nostre strade, anzi la percezione della gente è che sia aumentata. E del resto, se nel nostro Paese la produzione industriale continua a precipitare fin dal 2007, gli investimenti sono crollati, la povertà assoluta raddoppiata, se queste piaghe non sono attribuibili al Governo Renzi, è però anche certo che non sia riuscito a sanarle, vedi il fallimentare Job Act. Mancanza di lavoro e precarietà hanno creato un malcontento diffuso che ha portato la gente a ribaltare alle elezioni la situazione. Il problema è che in Italia si è creato un divario sempre più netto fra poveri e ricchi, una sperequazione enorme fra chi è debole, che lo diventa sempre più, e chi è forte, che va maggiormente rafforzandosi. Il fenomeno si chiama “Effetto San Matteo”, come indica il sociologo Franco Cassano sulle pagine della “Gazzetta del Mezzogiorno” (8 marzo 2018). Il nome deriva dal versetto 25, 29 del Vangelo di Matteo che recita: “Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.”  Si è aperta ancora di più la frattura fra il nord e il sud. E’ curioso e fa pensare il fatto che questo divario che vive il Paese sia anche il portato delle politiche messe in campo da un Matteo (Renzi), e ad un altro Matteo (Salvini)  ora ci si affidi per colmarlo; ancora più bizzarro è che il primo Matteo, che ha diviso il Paese, sia un centralista e unionista, mentre il Matteo che ora dovrebbe unire fosse, fino a poco tempo fa, indipendentista e secessionista.

Italieni forever. Che bel popolo gli Italieni. Un popolo di truffatori, professionisti del raggiro, dell’imbroglio, fuoriclasse della menzogna, campioni del fotti fotti. Italieni sono i nostri rappresentati politici.  Abili mentitori, puttanieri, ignoranti, ciurmatori, falsari. Populismo e becera demagogia sono la loro caratteristica. Certo, Italieni sono anche gli elettori che votano questi bagatellieri. Ed ecco allora che fra i candidati degli Italiani all’estero all’ultima campagna elettorale è spuntato Giuseppe Macario, leader di una fantomatica lista “Free flights to Italy”, cioè che prometteva voli gratis per tutti. La lista era in lizza nella circoscrizione del Nord e Centro America. Ha raccolto 500 firme regolarmente depositate e il suo leader candidato presentato un curriculum invidiabile. Piccolo dettaglio trascurabile, si trattava di un fake, una lista fantasma. Cioè la lista esisteva davvero, ma il  Macario  è un cialtrone, uno psicolabile, già denunciato per cyberstalking e che non si è mai mosso da Fiano Romano, il paesino dove vive insieme all’anziana madre e dove è da tutti considerato un soggetto pericoloso. Ma nessuno aveva controllato? Tutto ciò è stato scoperto da Selvaggia Lucarelli, giornalista del Fatto Quotidiano, mentre Macario prometteva voli gratis per tutti dagli Stati Uniti all’Italia, prendendo anche molti voti dai boccaloni pronti a correre fra le braccia del filantropo pataccaro.

come Basta! Andrea Scanzi sta portando in giro per i teatri il suo spettacolo “Renzusconi”, tratto dal suo fortunatissimo libro (Paper First, 2017). Questo animale mitologico sembra sia stato neutralizzato definitivamente dalla recenti elezioni politiche (mai dire mai). Infatti nel centro-destra, risultato vincente in termini di maggioranza relativa, il partito più forte è diventato la Lega salviniana. Più che positivo il fatto che Forza Italia abbia perso molti consensi nonostante una campagna elettorale da delirio dell’ex premier Silvio “bunga bunga” Berlusconi, il quale scalmanava da una tv all’altra a ritmi indiavolati.  Ora il Cavaliere dimezzato (che sembra il titolo di un libro di Calvino) dovrà accontentarsi del misero 14 % raccattato, una percentuale auspicabilmente destinata a decrescere ancora. Certo, la campagna di odio allestita nei suoi confronti deve aver fatto la sua parte, e viva Dio, perché “B. come basta!”, potremmo dire, citando il fortunato libro di Marco Travaglio (“Fatti e misfatti, disastri e bugie, leggi vergogna e delitti (senza castighi) dell’ometto di Stato che vuole ricomprarsi l’Italia per la quarta volta” Paper First 2018)

La barca. “Porca miseria qui la barca non va più/ la cosa è seria la tua barca non va più/ o capitano se non fai qualcosa tu/ andiamo giù” (Orietta Berti).                                                                                  La disfatta del centro sinistra italiano è tutta in un piccolo paese dell’Emilia Romagna. Se la grassa Emilia, prima delle elezioni del 4 marzo, era la regione rossa per eccellenza, Cavriago, piccolo borgo in provincia di Reggio Emilia, era il comune più rosso, considerato la Pietroburgo d’Italia. Qui il Pci, poi Pds, poi Ds, poi Pd, ha sempre ottenuto la maggioranza assoluta e bandiera rossa la ha sempre trionfato. Ora è stato superato dal Movimento Cinque Stelle che ha ottenuto una piccola percentuale in più. L’ultima roccaforte del cattocomunismo italiano dunque ha ceduto sotto i colpi del populismo grillino. Anche Cavriago, dove al centro della piazza troneggia una colossale statua di Lenin, dono negli anni Settanta dell’ex Urss alla cittadina, che ha sempre fatto professione di fede bolscevica alla madre Russia, ora si è adeguata ai tempi e al nuovo vento nazional populista. Non a caso, Cavriago è la patria di Orietta Berti, la quale, da sempre donna di sinistra, è passata a votare Cinque Stelle, facendo endorsement nella trasmissione di Fazio: dopo “Finchè la barca va”, “La barca non va più”.

Paolo Vincenti