di Marcello Buttazzo –

Ho conosciuto Giuseppe Fioschi qualche anno fa. Lo incontrai nel mio paese, a Lequile. Già Vito Antonio Conte e Tonio Bisconti, in precedenza, mi avevano parlato di lui, della sua storia esistenziale intricata, della sua passione per la lettura. Quella prima volta che lo vidi, Giuseppe mi chiese notizie d’una personale pittorica di Romano Sambati, che proprio in quei giorni si teneva a Lequile. Fui colpito immediatamente e positivamente dalla gentilezza e dal comportamento cortese di Giuseppe, dalla sua innata riservatezza, dal velo dolceamaro che lambiva il suo sguardo. In quell’occasione, parlammo un pochino, molto sommariamente. Poi ci accomiatammo. Dopo qualche settimana, a San Pietro in Lama, suo paese natio, lo incrociai casualmente in piazza. Prendemmo il caffè al bar e poi ci recammo a Lequile, a casa mia, e gli donai alcuni miei libretti di poesie. Così è nata spontaneamente la nostra amicizia, che si è cementificata di linfa vitale, di bellezza e d’amore, in questi anni. Un’amicizia pura, d’adamantino sapore, che bordeggia le strade compagne, che segue i sempiterni selciati dell’incerta e alterna ventura, che respira il tempo. Un’amicizia non solo “intellettuale”, ma totale, perché ho il piacere di conoscere la sua famiglia, la sua compagna Debora, i loro splendidi ragazzi. Giuseppe, nel suo passato, ha affrontato de visu il dolore, le lacrime, ha traversato gli inferni con le ginocchia piagate. Ma ha saputo diligentemente, con gli opportuni aiuti, consolare tanto travaglio, ha saputo a un certo punto rivoltare la sua vita come un calzino, ha voluto inoltrarsi su strade praticabili e sostenibili, ha desiderato rinascere. Da tanti anni, lui è un uomo nuovo, un lavoratore infaticabile, un marito accorto, un padre premuroso, un accanito lettore, un cultore della esistenza vissuta con discrezione. Senza perifrasi alcuna e senza retorica, vorrei sostenere che Giuseppe è un eroe della contemporaneità. Lui vive il suo tempo con devozione, con tenace abnegazione, proteso sempre a scorgere barlumi di luce nella notte e nel giorno. Ha trovato nella lettura e nella scrittura una terapia salvifica, una potente panacea per oltrepassare il nero scuro d’intorno. Per lui, la lettura e la scrittura sono state una medicina nutritiva, che gli ha permesso di trasformare e di reinterpretare la realtà, di vederla con occhi chiari. Con la lettura e con la scrittura, Giuseppe ha potuto scandagliare a fondo i suoi vissuti, talvolta spinti al limite, ha metabolizzato alcuni lancinanti dolori, ha saputo ricucire con ago d’amore le ferite vive e sorgive di sangue. Chi ha percorso le tribolazioni del disagio, sa bene che raccontare di se stessi e degli altri, maneggiare la propria complessa identità, è un cammino virtuoso. Alda Merini, la grande poetessa dei Navigli, aveva dovuto traversare la “Terra Santa” della follia; ma grazie all’apporto sostanziale della maestra poesia era riuscita ad abbracciare una bellezza seconda. Giuseppe, tanti anni fa, ha dovuto fare i conti con il suo inferno, ma già da anni lo ha domato con l’arma pacifica e non violenta della passione e della cultura praticata. Insieme a Giuseppe, in questi anni, abbiamo assistito a molte presentazioni di libri e ad incontri di varia natura. In particolare due posti di elezione, di socializzazione delle conoscenze, di amicizie vivide di cuori, ci sono cari: il Fondo Verri e l’Ammirato Culture House di Lecce. Qui abbiamo la possibilità e il privilegio di condividere tempo e pane compagno con uomini e donne d’un certo riguardo. Posso dire che queste due associazioni culturali sono per noi Case dell’anima, luoghi dove si pratica una suprema arte maieutica. Giuseppe, in passato, s’era cimentato in esperienze di scrittura grazie ai Ser.T di Lecce e di San Cesario. Di recente, è uscito per Spagine-magazzino di poesia “Il coraggio di cambiare”.  Spagine è un periodico d’informazione culturale dell’Associazione Culturale Fondo Verri di Lecce, che ha in Mauro Marino e Piero Rapanà due fari d’autentico splendore, due fraterni punti di riferimento.

Lunedì 23 gennaio, alle 17 e 30, s’è svolta la presentazione del libretto di Giuseppe Fioschi. “Il coraggio di cambiare” è un diario intimo d’un artista della vita, che è risuscito con volontà a far sorgere aurore vitali. Il libro contiene racconti di vibratile incedere e poesie dedicate soprattutto alle persone care e amate scomparse. Ne “Il Coraggio di cambiare” prevale un senso di nuova conoscenza e consapevolezza, il desiderio di lottare e di affrontare l’esistenza con tutti i suoi accadimenti ordinari e quotidiani. La narrazione è fluida. Dallo scritto di Giuseppe si desume che la vita, talvolta, può anche essere dolore, ma che esso può essere opportunamente mediato e capovolto, mutato in qualcosa d’altro. Al Ser.T di Lecce erano presenti i medici, gli operatori, le assistenti sociali, i giovani e i loro genitori. C’erano scrittrici, scrittori e poeti amici di Giuseppe. C’era Mauro Marino, che ha dato una lettura puntuale de “Il Coraggio di cambiare”. Mauro, meglio di tutti, ha potuto incoraggiare e vedere la rivoluzione copernicana che ha interessato Giuseppe. È stata una dolcissima serata, dove l’amore è fluito come un dono caduto sulla terra. Per finire, vorrei dire che mi è molto piaciuta la disposizione in cerchio di noi convenuti. Mi ha ricordato le sedute di psicoterapia, laddove si affrontano questioni vitali e cruciali, che toccano le corde più intime, più profonde, del nostro sentire.

Marcello Buttazzo