Yu Hua, la Cina è vicina
di Antonio Stanca –
«Scrivere è come vivere.
Continuate a vivere per comprendere la vita,
continuate a scrivere per comprendere la scrittura»
(Yu Hua, Education about Asia, 2003)
Dai cognomi della madre e del padre ha ricavato il suo nome e cognome, Yu Hua. È uno dei maggiori scrittori cinesi contemporanei, è nato ad Hangzhou, Cina del Sud, nel 1960. Quando è ancora piccolo la famiglia si trasferisce ad Haiyan, città dove il padre lavora nell’ospedale come chirurgo e la madre come infermiera. Rimane in questa città fino a trent’anni e in solitudine trascorre molta parte del suo tempo libero. Da ragazzo gioca solo nei lunghi corridoi dell’ospedale, dove lavorano i genitori, o nelle ampie sale del vicino obitorio. Finite le scuole superiori sarà avviato alla carriera di dentista. Vi si dedicherà per alcuni anni ma poi si rivolgerà alla scrittura. Nel 1983 comincerà a scrivere racconti per riviste importanti mostrando di voler aderire alla lezione piuttosto semplice che gli veniva dalla tradizione, ai valori del sentimento, della morale. Lo farà fino al 1986 quando accetterà di seguire le linee intraprese dall’avanguardia letteraria cinese. In questo ambito la sua scrittura diventerà più libera, più personale, tratterà di temi quali la violenza, la crudeltà, la morte. Nella raccolta di racconti Torture del 1986 sono questi i motivi che ricorrono.
Hua è ancora ad Haiyan dove rimane fino al 1989 per il suo lavoro presso il Centro Culturale. In seguito si trasferisce a Jiaxing e poi a Pechino dove conosce la poetessa Chen Hong, sua futura moglie. Si è giunti agli anni ’90 e per uno scrittore come Hua, sempre attento a quanto gli succede intorno, a sapere, a risentire della storia, della letteratura, della cultura anche straniera, si verifica un’altra fase, un altro modo d’intendere la scrittura. Sono i tempi dei suoi primi romanzi, L’eco della pioggia, 1991, e Vivere, 1992. Quest’ultimo, più volte premiato e trasposto in un film, è considerato il suo capolavoro. In esso e in altri dello stesso periodo l’autore non rimane come prima lontano da quanto rappresentato, non è soltanto il banditore di certe situazioni ma vi partecipa pure, vi si immette fino al punto da mitigare i toni accesi della narrativa appena precedente, da far posto a rappresentazioni meno esasperate, meno drammatiche. Dal basso sembra procedere l’Hua di questa fase, vicino, insieme sembra voglia stare alle persone, alle vicende presentate. Anche il linguaggio diventa meno assente, meno grave, tutto sembra volersi ridurre, acquietare.
La Cina che generalmente fa da sfondo alla produzione narrativa dell’Hua è quella della Rivoluzione Culturale di Mao e l’autore risente sempre di certa sua tragicità. Questa non scomparirà mai dalla sua scrittura. Una volta ha dichiarato che certi temi fanno parte della sua natura essendo egli vissuto durante gli anni della Rivoluzione Culturale, a contatto, cioè, con la violenza, con l’odio, col terrore. Tuttavia sarà sempre diverso il modo col quale Hua farà rientrare questi argomenti nelle sue opere, col quale li rappresenterà, diverso sarà il significato, il valore che ogni volta darà loro.
Un autore in formazione sembra Yu Hua visto che a cinquantanove anni non si è ancora orientato in maniera definitiva, ancora prova, ancora sperimenta, ancora risente di esempi lontani, di influenze diverse.
Anche di genere umoristico ha scritto ed anche qui non ha trascurato gli elementi suoi specifici. Si sta dicendo del romanzo Cronache di un venditore di sangue del 1995 che recentemente ha avuto la sua prima edizione nell’“Universale Economica” della casa editrice Feltrinelli di Milano. La traduzione è di Maria Rita Masci. Si narra della vita di Xu Sanguan, che lavora presso un setificio dove trasporta bachi con un carrello. Lo fa per tutto il giorno mentre la bella moglie lavora presso una friggitoria e i tre figli crescono tra gli impegni scolastici e la vita in famiglia. Gli anni sono quelli della Rivoluzione Culturale, sono anni difficili durante i quali Xu Sanguan si vedrà costretto a “vendere” il proprio sangue in un centro specializzato onde ricavare il necessario per la famiglia. Una famiglia nella quale sorgeranno molti problemi e dove spesso ci sarà bisogno di soldi. Xu Sanguan dovrà fare le sue “vendite” più volte e senza rispettare i tempi da esse richiesti. Rischierà di morire ma non potrà esimersi tante erano le necessità che in casa si accumulavano. Uscirà, tuttavia, indenne dalle varie contingenze, i figli cresceranno, diventeranno mariti, padri e l’opera si concluderà nel migliore dei modi. Non sarà libera, però, durante il suo percorso da pericoli di vita, da minacce di morte, da quanto di pauroso, s’è detto, fa parte di ogni opera dell’Hua anche se diversamente viene trattato, interpretato, spiegato, valutato. Qui la vera qualità dello scrittore, nella sua capacità di passare tra motivi uguali con toni diversi, di creare atmosfere, ambienti sempre nuovi, di saperli inserire, costruire, collegare. Padrone di molti modi espressivi è Hua, capace di molti passaggi, di molte modifiche, di molti sviluppi. È stata questa sicurezza, questa ampiezza nell’espressione a farne uno dei maggiori scrittori della letteratura cinese contemporanea.
Molto ha scritto e molto ha imparato a scrivere! E molto vicina ha fatto diventare la Cina tanti sono i suoi lettori!
Antonio Stanca
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