La lezione di libertà di Tommaso Fiore
di Marcello Buttazzo –
Questa mattina, venerdì 2 febbraio, a Lecce, alle 10, s’è tenuta una interessante iniziativa dedicata a Tommaso Fiore, intellettuale delle terre del Sud, per l’inaugurazione della mostra , la mostra “A lezione di Libertà. Tommaso Fiore, umanista e meridionalista, tra etica e politica”, realizzata in occasione del cinquantesimo anniversario della scomparsa del grande meridionalista a cura dell’Istituto Pugliese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea. La mostra sarà visitabile, negli spazi del Museo della Stampa della Biblioteca Bernardini, fino al 16 febbraio.
Siamo partiti da Porta San Biagio, in apertura Mauro Marino ha letto un passo da “Un popolo di formiche” – libro edito da Laterza nel 1951, vincitore del Premio Viareggio che raccoglie le lettere di Fiore a Piero Gobetti per “La rivoluzione liberale” – precisamente “Passeggiata per Lecce”. “Lecce, l’armoniosa, irriducibilmente ostile al fascismo è una delle città più afasciste ed antifasciste d’Italia” scrive Fiore.
Varcata Porta San Biagio, ci siamo diretti presso il Convitto Palmieri, dove s’è svolto il convegno “Tommaso Fiore, umanista e meridionalista tra etica e politica”. Sono intervenuti Luigi De Luca, direttore del Polo Biblio-museale di Lecce; Carlo Salvemini, sindaco di Lecce; Stefano Minerva, presidente della Provincia di Lecce e Sindaco di Gallipoli; Loredana Di Cuonzo, dirigente scolastica del Liceo Palmieri; il professore Domenico Fazio, nipote di Fiore; il giornalista Massimo Melillo; lo storico Antonio Vito Leuzzi; l’archivista Donato Pasculli. Erano presenti, fra i convenuti, le figlie e i nipoti di Tommaso Fiore e una folta rappresentanza di studenti e studentesse del Liceo Classico Palmieri. Gli interventi sono stati tutti articolati e stimolanti, incentrati su una figura limpida, specchiata di uomo, di antifascista, di politico, di scrittore, di saggista.
Nessuno meglio di Fiore ha descritto le condizioni disumane dei contadini pugliesi e meridionali dell’epoca. Fiore era nato nel 1884, ad Altamura. Negli anni ’20 è stato anche sindaco della sua città natale. Il regime fascista, nel 1941, lo mandò al confino, poi nel 1943 fu imprigionato.
Dopo l’introduzione di Luigi De Luca, il sindaco di Lecce Carlo Salvemini ha tratteggiato i carismi d’un valoroso antifascista, capace d’opporsi, con lo strumento pacifico e non violento della scrittura, all’ottusità d’un regime feroce. La professoressa Di Cuonzo ha posto l’attenzione, in particolare, sull’adattamento culturale, su un atteso metodo del dialogo che ci consente di entrare in rapporto dialettico con l’altro, con l’altra. Il professore Fazio, nipote di Fiore, e il giornalista Massimo Melillo hanno fatto un excursus della vicenda umana e politica, soffermandosi sulla fitta trama di relazioni intessuta da Fiore in vita con un azione continua e instancabile.
Nella sua vita, Tommaso Fiore è entrato in contatto, fra gli altri, con Salvemini, con Gobetti, con Rosselli, con Fabrizio Canfora (padre del filologo Luciano), con letterati come Pagano, come Bodini. In particolare, Massimo Melillo, nel suo intrigante racconto, ha ricordato le lettere scambiate con una giovanissima Rina Durante. Negli anni ’60, Fiore già ottantenne (morirà nel 1973) aveva ancora la forza di progettare e proporre culturalmente. Lui aveva collaborato con innumerevoli riviste, con “La rivoluzione liberale” di Piero Gobetti, con “Quarto Stato” di Pietro Nenni, con “Libera voce”, con “Socialismo”, con “Avanti”, con “Il Nuovo Risorgimento”. Ma soprattutto fu tra i fondatori della rivista “Il Campo”, nel 1956.
Fu una figura straordinaria e di intellettuale, un letterato che seppe praticare compiutamente altri registri, più attinenti all’impegno sociale e politico. Ha insegnato, nel 1912, anche nel Salento, a Gallipoli. Nel corso del convegno leccese, presso il Convitto Palmieri, ci si è soffermati sull’aspetto accademico. Loredana di Cuonzo giustamente ha affermato che la scuola è l’agenzia educativa che, insieme alla famiglia, di più contribuisce alla formazione della identità dei ragazzi, delle ragazze. E nel dopoguerra, Fiore fu Provveditore agli Studi, gli venne affidata la cattedra di letteratura latina presso l’Università degli Studi di Bari. L’archivista Donato Pasculli ha ricordato l’infinito materiale di lettere, di scritti, di pubblicazioni, relative all’illustre meridionalista. Molto accorate, infine, le parole del professor Liuzzi, che ha rammentato la rilevanza assoluta di Tommaso Fiore, un uomo al centro della cultura italiana. Un politico che ha saputo lottare sempre per la libertà e per la consapevolezza.
Marcello Buttazzo
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