Sacha Naspini, una telefonata da romanzo
di Antonio Stanca –
L’anno scorso, presso E/O, è comparso Nives, l’ultimo romanzo di Sacha Naspini, lo scrittore di Grosseto che, intorno al 2006, quando aveva trent’anni, aveva cominciato a farsi conoscere con racconti e romanzi che sarebbero diventati sempre più frequenti. Anche premiati e tradotti in molte lingue sarebbero stati poiché interessanti, capaci di catturare l’attenzione del grosso pubblico, si sarebbero rivelati. Quelle che in essi ricorrono sono situazioni piuttosto inquietanti, spesso drammatiche, tragiche, sono le situazioni che i tempi moderni hanno fatto diventare quasi quotidiane essendosi liberati con facilità di ogni regola, di ogni controllo. Normale è quasi diventato oggi assistere, sapere di eventi, vicende allarmanti, paurose causate in ambito privato e pubblico dal mancato rispetto di ogni valore, di ogni principio morale. Con le sue narrazioni è come se Naspini fosse andato alla ricerca di quanto di negativo, cattivo, osceno, vergognoso accade ormai. Privato è soprattutto l’ambito nel quale si muove e coinvolgente, ad effetto, il linguaggio che usa. Lo ha fatto pure in Nives, dove la bella protagonista, che dà il nome all’opera, è mostrata come rimasta vedova di recente e impegnata a condurre la tenuta e gli allevamenti ai quali si dedicava il marito Anteo. Ha circa settant’anni ma non si è allarmata per le improvvise incombenze subentrate nella sua vita. Le sta svolgendo con coraggio, con zelo anche se col tempo sta succedendo pure che quella vita solitaria, condotta tra la casa e l’azienda, abbia cominciato ad inquietarla, a preoccuparla specie durante le ore serali e notturne. Crederà di rimediarvi facendo di una gallina, da lei chiamata Giacomina, la sua compagna, istruendola a stare in casa con lei. Una sera, però, succederà che Giacomina assuma uno strano comportamento, che s’immobilizzi e rimanga rigida. Dopo aver tentato di rimetterla in moto, Nives chiamerà al telefono il veterinario Loriano, suo vecchio amico e coetaneo. Anche la moglie, Donatella, era sua amica. Era stata lei a rispondere al telefono ed a chiamare il marito dal letto dove dormiva profondamente. Loriano era quasi sempre ubriaco: di giorno, durante il suo lavoro, accettava “il bicchierino” ovunque si trovasse e la sera riusciva a stento a raggiungere il letto. Da qui al telefono ci volle, quindi, parecchio tempo e tanto altro ancora per capire con chi stava parlando e di cosa. L’effetto della sbornia si andò, tuttavia, riducendo fino a scomparire dal momento che la telefonata durò molto a lungo, arrivò fino all’alba e si estese a tutto quanto era stato della vita di lui e della moglie, di Nives e del marito e delle tante altre persone che vi avevano fatto parte. Sarà Nives che, una volta detto della gallina, inizierà a percorrere tutto il passato suo e degli altri. Donatella andrà a letto e davanti a lei, che si addormenterà subito e comincerà a russare, Loriano parlerà per tanto tempo con Nives che, a sua volta, starà davanti alla gallina impalata. Non rinuncia il Naspini all’aspetto comico di una situazione, non smette di cercarlo insieme a quello erotico se non propriamente volgare. Sembra voglia in tal modo scaricarla della tensione che generalmente la interessa.
Nives e Loriano si diranno tante cose, sarà lei a parlare di quanto era sempre rimasto segreto, taciuto, di quanto di grave, d’immorale, d’indecoroso era successo nel passato loro e delle persone a loro vicine. Sarà Nives a procedere in questo cammino a ritroso, a far rivivere un tempo che in lei stentava a cancellarsi, a finire giacché era stata lei a soffrirne di più, ad essere offesa, era stata lei la vittima di situazioni verificatesi all’interno e all’esterno della famiglia sua e di quella venuta dopo, da sposata. Loriano, invece, aveva cercato di sfuggire ai sospetti, di nascondersi e ci era riuscito. Non aveva sofferto molto, si era liberato di ogni pericolo, col tempo aveva creduto di non avere alcuna colpa visto che nessuno ne parlava. L’alcol lo aveva aiutato a non pensarci, a dimenticare. Ora, però, Nives lo riportava a quanto successo, era molto e molto grave e lui era uno dei responsabili. Riguardava loro ma anche chi stava con loro, il marito e la figlia per lei, la moglie e il figlio per lui. Risaliva al passato, a quando tutti erano ragazzi, compagni di scuola, a quel tempo, a quella vita che generalmente si crede finisca per sempre annullata dall’età che avanza. Per loro non era stato così, i problemi, gli errori di allora avevano avuto conseguenze e Loriano era chiamato a ricordare, a prendere coscienza, a svegliarsi dal torpore nel quale era caduto con l’alcol, a rimuovere quella distanza, quell’assenza che credeva lo proteggesse. Non rivelazioni saranno per lui quelle di Nives visto che già sapeva ma accuse, denunce ben precise, saranno tutto quello che lei non aveva mai avuto la possibilità di dirgli e lui di ascoltare.
Era stato per caso, al telefono. Sarà la telefonata che costituirà per intero questo romanzo del Naspini, che si concluderà quando Nives avrà finito con quanto aveva da dire, quando si sentirà sollevata per averlo fatto, e Loriano avrà riconosciuto le colpe di tante sue azioni. Negli ultimi momenti del loro dialogo Donatella si era svegliata e aveva ascoltato quanto si dicevano, anche la gallina era tornata a muoversi, tutto era tornato a vivere una volta rimossi gli ostacoli e come altre volte in Naspini il bene era tornato a vincere sul male. Molti significati, anche allegorici, cerca nelle sue opere lo scrittore e molti ottiene. Stavolta in particolare c’è da apprezzarlo per l’originalità della situazione presentata, per come l’ha costruita, per come l’ha esposta.
Antonio Stanca
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