Roberto Alajmo scrive di casa sua
di Antonio Stanca –
A Marzo di quest’anno il cinquantanovenne scrittore siciliano Roberto Alajmo ha pubblicato, presso la casa editrice Sellerio di Palermo, il romanzo L’estate del ’78. Altri romanzi ha pubblicato Alajmo negli anni passati. Il suo esordio come scrittore è avvenuto nel 1986 con Una serata con Wagner. Aveva poi continuato nella narrativa e a questo interesse si era aggiunto quello per il giornalismo e il teatro.
Alajmo è nato a Palermo nel 1959 e al TG3 Sicilia della RAI ha cominciato con la sua attività giornalistica, all’Università di Palermo è stato docente di Giornalismo nella Facoltà di Scienze della formazione.
Un personaggio variamente e continuamente impegnato è stato ed è Alajmo. Molti sono i riconoscimenti che soprattutto le sue opere di narrativa gli hanno procurato. Anche di racconti è stato autore e alcuni di questi si trovano in antologie collettive. Un suo romanzo È stato il figlio ha avuto, nel 2008, una riduzione cinematografica. Traduzioni in lingue straniere hanno avuto molte sue opere.
Tra l’altro nel 2013 Alajmo è stato nominato Direttore dell’Ente Teatro Biondo Stabile di Palermo.
Tra tanto impegno quasi inaspettato è giunto quest’ultimo romanzo, L’estate del ’78, che si è rivelato una lunga confessione, un recupero, un ricordo, una ricostruzione che lo scrittore compie intorno alla sua vita passata, alla sua famiglia, ai tempi della sua infanzia, della sua adolescenza. Abile è Alajmo a mantenere l’opera al livello richiesto da una narrazione, a non farla scadere nella cronaca della sua vita, a trasformare i protagonisti di questa, lui compreso, nei personaggi di un romanzo.
Un romanzo diventa questo lungo racconto che Alajmo fa dei suoi anni in famiglia con i genitori, Vittorio ed Elena, e il fratello più piccolo, Marcello. Il padre lavorava in banca, la madre era insegnante elementare, i due fratelli studiavano e tra la casa di Palermo e quella della vicina Mondello si svolgeva la vita della famiglia fatta anche di incontri, scambi, rapporti, a volte molto frequenti, con parenti e amici, di escursioni o gite.
“L’estate del ‘78” è quella degli esami di maturità che Roberto deve sostenere ma è anche quella che fa assistere i due fratelli alla separazione dei genitori. È lei, la madre, a volersi separare, a volersi sentire libera da legami, libera di applicarsi alla pittura, sua attività preferita, di amare un altro uomo, d’inseguire i suoi sogni di grandezza. Erano molto giovani, lei e Vittorio, quando si erano sposati e col tempo si erano sviluppati, erano maturati in loro caratteri, aspetti completamente diversi. Dopo lunghi periodi d’incomprensione, dopo lunghe discussioni è Elena a decidere di lasciare, è lei a comunicarlo al figlio Roberto in quell’“estate del ‘78” e a gettarlo in uno stato di grave sconforto. Sarà così anche per Marcello, quando lo saprà. E sempre peggio sarà per tutti, compreso Vittorio, poiché da quel momento comincerà la lunga, inarrestabile decadenza, fisica e mentale, alla quale Elena andrà incontro fino a rimanerne vittima, a morire.
Dopo quella di Elena una morte prematura toccherà anche a Vittorio e l’evento muoverà Roberto, diventato ormai quarantenne, a scrivere questo romanzo poiché simile a quella di un romanzo gli sembrerà la storia della sua famiglia, simili a quelle di un romanzo gli sembreranno le tante situazioni che la vita aveva riservato a lui e ai suoi. Tante, molte situazioni, tante, molte constatazioni, amarezze, delusioni, riflessioni, tanti, molti dolori, tormenti per i due fratelli che con il tempo, crescendo, erano diventati gli spettatori di un dramma senza fine.
Come quella di un romanzo era stata la casa dello scrittore Alajmo e nei luoghi, negli eventi di un romanzo egli aveva trasformato quelli della sua casa quando era diventato capace di vederli con distacco, di fare dei pensieri, dei sentimenti, degli stati d’animo, delle emozioni, delle disperazioni di un ragazzo le parole di un uomo che era diventato scrittore.
Antonio Stanca
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