di Antonio Stanca –

Un successo che ancora continua è quello del romanzo Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte dello scrittore e poeta inglese Mark Haddon. È stato tradotto in molte lingue e letto anche nelle scuole. È diventato un film, gli sono stati attribuiti molti riconoscimenti mentre l’autore continua a dire che la sua non è un’opera eccezionale, che nel protagonista, il quindicenne Christopher Boone che ha problemi di comportamento, si possono riconoscere tanti ragazzi. In verità è questa naturalezza il segreto di ogni grande opera, il motivo che procura ad un libro una larga diffusione. Nelle “stranezze” di Christopher non sono stati visti i segni di un ragazzo “diverso”, “disabile” bensì quelli di molti ragazzi nel periodo della loro formazione. In esse si sono riconosciuti anche gli adulti che sono risaliti alla loro età più giovane e l’interesse per l’opera è diventato generale.

Haddon è nato a Northampton nel 1962. Ha studiato, si è laureato e specializzato a Oxford e qui vive. Finora ha scritto e illustrato libri per ragazzi, ha pubblicato una raccolta di poesie e prodotto sceneggiature per la radio e la televisione. Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte è il suo primo romanzo per adulti. Risale al 2003 e adesso è comparsa, su licenza Einaudi, un’edizione speciale per conto della Mondadori Libri. La traduzione è di Paola Novarese. Il giovane protagonista dell’opera è immaginato da Haddon come anche l’autore di essa. La lingua è chiara, facile come doveva essere quella di un libro scritto da un ragazzo.

Nel romanzo Christopher dice di vivere a Swindon, ad una certa distanza da Londra. È l’unico figlio di una famiglia dove tra padre e madre si è creata una tale tensione da portare lei a lasciare il marito e andare a vivere a Londra col marito di una loro amica. Il padre soffrirà, si sentirà sconfitto e cercherà di salvarsi agli occhi di Christopher facendogli credere che la madre è morta dopo una lunga degenza in ospedale e nascondendogli le lettere che lei invia sistematicamente al figlio. Si andrà avanti per parecchio tempo e intanto Christopher continuerà tra la casa, la scuola, i compagni, i giochi e i suoi “strani” modi di pensare, di fare: non gli piace essere toccato, preferisce stare molto tempo da solo, quasi nascosto e così pure in casa, qui non vuole che i mobili vengano spostati, odia i colori giallo e marrone, ha paura di trovarsi in ambienti nuovi, tra persone sconosciute, vuole riportare tutto ad una sua misura, ama ciò che è preciso, esatto come la matematica, l’astronomia, le studia molto, legge con piacere i romanzi gialli e in particolare quelli di Sherlock Holmes, gli piacerebbe scriverne uno e l’occasione si presenta quando vicino a casa trova ucciso Wellington, il cane della signora Shears, che abita nei dintorni. Col marito di lei se n’è andata sua madre e il padre è sempre agitato. È stato il motivo che lo ha portato ad uccidere il cane della signora. Sulle orme, sull’esempio dell’amato Sherlock Holmes e contro i divieti del padre, Christopher comincerà un’indagine, si identificherà con un investigatore, vorrà scoprire chi ha ucciso il cane e scrivere il libro al quale pensava per dire di questa sua operazione e di altre cose della sua vita. Lo strano caso… sarà quel libro, lui ne sarà l’autore e il protagonista.

Christopher scriverà di scoprire che ad uccidere il cane è stato suo padre e che questi gli ha mentito sulla madre. Spaventato da tali bugie fuggirà. Raggiungerà, dopo molte peripezie, la madre a Londra ma vi rimarrà poco tempo. Il nuovo compagno di lei non lo sopporterà in casa e dopo pochi giorni madre e figlio se ne torneranno a Swindon, nella casa di prima. Qui ricompariranno i vecchi problemi tra marito e moglie, questa troverà un lavoro e si stabilirà in una casa poco distante da quella del marito. Tra le due case, tra padre e madre imparerà Christopher a dividere il suo tempo, i suoi impegni, le sue “stranezze”. Contento si mostrerà alla fine del romanzo per essere riuscito a scriverlo, per aver potuto dire anche che ha superato gli esami a scuola e che può iscriversi all’università.

Una vicenda particolare è stata la sua, molto intricate sono state le situazioni che ha vissuto, sofferto e ad esse si era aggiunta la sua personale, quella dei suoi problemi. Una nota, però, che non è risultata eccessiva, determinante perché è rientrata quasi senza ostacoli tra le tante cose avvenute. La si è notata poco, c’è stata insieme al resto.

Un invito, un consiglio voleva essere quello dell’Haddon del romanzo a non arrendersi di fronte a certi problemi, ad imparare a convivere con essi, a pensare anche ad altro, a fare anche altro. E’ diventato, invece, un messaggio tanto importante da estendersi oltre ogni limite, da superare molte barriere. E’ valso tanto perché lo ha fatto esprimere da una vittima di quei problemi, da quel Christopher che “diverso” era: tramite lui Haddon ha dimostrato che non ci sono “diversi” se non pensano di essere tali, se non li si pensa come tali, che anche loro sono capaci di una vita, di un’opera!

Antonio Stanca