Marco Malvaldi, un giallo per scrivere di tutto
di Antonio Stanca –
Marco Malvaldi è nato a Pisa nel 1974, è laureato in Chimica e ha lavorato nelle Facoltà di Chimica e di Farmacia dell’Università di Pisa. Come scrittore ha esordito nel 2007, a trentatré anni, con La briscola in cinque, primo dei romanzi polizieschi della serie “I delitti del BarLume”, diventati molto noti anche perché ridotti a film per la televisione. Già allora si era mostrato abile, sicuro nell’esposizione, capace di costruire situazioni ad effetto, di creare personaggi che riassumessero, interpretassero significati, avvenimenti di portata collettiva, di interesse generale.
Ha scritto poi altri romanzi e non solo polizieschi, a volte in collaborazione con altri autori, anche racconti e saggi ha scritto. È molto se si pensa che ha solo quarantasette anni: fervida è la sua capacità di immaginare vicendee rappresentarle, sollecito, arguto il suo spirito.
La storia, la società, il costume, la vita, le circostanze, le trasformazioni, le contraddizioni, le conquiste, le perdite, tutto quanto, nel bene e nel male, ad essa appartiene è sembrato al Malvaldi un quadro abbastanza ricco al quale attingere per le sue opere. Lo avrebbe fatto, naturalmente, da scrittore, vi avrebbe inserito i suoi intenti, le sue convinzioni, il suo umorismo. Così succede in Il borghese Pellegrino, pubblicato l’anno scorso da Sellerio. È un romanzo storico oltre che giallo, gotico e di costume, un romanzo nel quale lo scrittore fa vedere quanta illegalità, quanta clandestinità si può nascondere dietro apparenze così costumate, così curate quali quelle del ricco Secondo Gazzolo e del suo maggiordomo Bartolomeo. Si saprà solo alla fine che i due hanno commesso un delitto, hanno ucciso uno degli ospiti che erano convenuti nel castello del Gazzolo, situato nella campagna toscana al centro della sua tenuta, dei suoi allevamenti, della sua azienda produttrice di carne in scatola. Una delle prime di allora visto che i tempi erano quelli compresi tra fine ‘800 e primo ‘900, quelli che vedevano diventare sempre più difficili i rapporti commerciali tra Occidente e Oriente, tra nazioni europee, Italia compresa, e Impero Ottomano. In questi rapporti rientravano grosse somme di denaro prestate da importanti banche inglesi all’Impero che ormai mostrava chiari segni di decadimento e che stentava a restituire quel denaro. E rientrava, tra l’altro, la vendita, da parte dell’azienda Gazzolo, della carne in scatola, inizialmente usata dai militari turchi. Per questo motivo, per chiarire, sancire accordi a tal proposito, erano convenuti nel castello importanti personaggi in rappresentanza dell’Italia e della Turchia, dell’Economia e della Finanza, del Commercio e dei Trasporti. Vi era pure Pellegrino Artusi, il noto gastronomo italiano comparso già in altre opere del Malvaldi ed ora nelle vesti di un ricco mercante di sete che ovunque s’intrufola. Diversamente, però, da quanto ci si aspettava non si era concluso niente poiché, tra la sorpresa e l’allarme generale, uno di quei personaggi sarebbe stato trovato morto nella stanza dove si era ritirato la sera del primo giorno dopo la cena alla quale tutti avevano partecipato. L’indagine condotta dall’ispettore Artistico, giunto da Siena, diventerà lunga, gli interrogatori saranno ripetuti e difficile, impossibile sembrerà scoprire il colpevole una volta accertato che si trattava di omicidio. Questa fase della vicenda, quella degli interrogatori e della vita condotta nel castello dai proprietari, dagli ospiti e dalla servitù, occuperà la maggior parte dell’opera, si caricherà di sospetti, di misteri, di tensione, si svolgerà tra le stanze del castello, i luoghi della tenuta, farà vedere ambienti sotterranei, passaggi segreti, farà credere colpevoli tutti i convenuti, diffonderà tra loromolta inquietudine. Si giungerà, tuttavia, a sapere degli autori del misfatto, delle ragioni che li avevano mossi, a capire come rientravano in quei difficili rapporti commerciali dei quali si è detto. E si giungerà pure, alla fine dell’opera, a notare quanto importante sia per Malvaldi mettere in evidenza come nell’uomo ci sia stato sempre posto per la cattiveria, la malvagità, la crudeltà, come abbia sempre perpetrato azioni criminose, come abbia pensato di far prevalere i suoi interessi su quanto, su chi li ostacolava.
Ma anche altre persone, non solo quelle colpevoli, tante altre persone ha fatto vedere Malvaldi tramite il suo ispettore che interrogava, ha fatto emergere tanti modi di essere, di pensare, di fare, ha mostrato le differenze e le affinità tra quei tempi e i nostri, ha fatto anche ridere come è sua maniera. Molta vita ha raccontato, molte distanze ha annullato, di molto, di tutto ha detto: questo voleva e non si può dubitare che l’abbia fatto!
Antonio Stanca
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