È nato a Napoli nel 1974, ha quarantanove anni e da tempo ha cominciato a scrivere di narrativa. Suoi romanzi sono stati ampiamente riconosciuti, hanno ricevuto numerosi premi, sono stati molto tradotti ed hanno offerto motivo per film di noti registi. Anche racconti e saggi ha scritto. Tiene una rubrica settimanale su la Repubblica di Napoli e collabora con La Stampa per “Tuttolibri”.

Si chiama Lorenzo Marone, vive a Napoli e nel 2019 ha pubblicato Tutto sarà perfetto, un ampio romanzo che l’anno scorso è stato riproposto dalla “Universale Economica Feltrinelli”.

Abile si è mostrato stavolta lo scrittore nel concepire, costruire, esporre la lunga storia di una famiglia napoletana dei nostri tempi, le particolari situazioni che vi si sono create a livello individuale e collettivo, i rapporti tra familiari e con l’esterno, i luoghi, i tempi di una vicenda diventata abbastanza complicata e inquietante quando nessuno lo aveva immaginato. Scorre la lingua del Marone, capace si mostra di dire molto e con facilità, con proprietà. S’inizia da Napoli, dove risiede la famiglia di Libero Scotto. Lui, ora vecchio e molto malato, è stato comandante in una compagnia di navigazione del Golfo di Napoli e poi nelle grandi navi che attraversavano gli oceani. È stato quasi sempre in viaggio, così ha conosciuto la bellissima e più giovane ragazza belga Delphine, che ha sposato e dalla quale ha avuto i figli Andrea e Marina. Era stato un bell’uomo, una figura imponente, sempre sicuro di sé, poco spazio aveva concesso agli altri compresi i familiari. Lontano da loro era generalmente vissuto causa i viaggi, lontano dalla moglie, dai figli che crescevano e scarsa era stata la sua comunicazione in casa. Tranne che con Marina la si potrebbe dire inesistente. Aveva sofferto Delphine, aveva sofferto Andrea: lei si era ammalata, si era sempre più aggravata fino a morire; lui era diventato adulto senza essersi ancora chiarito un ruolo, una funzione nella famiglia e nella società, nella vita. Aveva quarant’anni e dopo la morte della madre, alla quale la particolare situazione lo aveva strettamente legato, si era ritrovato solo, ancora privo di un orientamento ben definito, ancora bisognoso di una guida. Aveva cominciato a lavorare come fotografo di moda ma non aveva continuato, non aveva mai saputo decidersi circa il suo futuro, circa un lavoro da svolgere, una famiglia da formare, una vita da condurre. Confuso, sbandato è ancora alla sua età e a renderlo tale pensa sia stato l’ambiente di casa, la quasi totale assenza del padre durante gli anni della formazione, i suoi divieti, le sue negazioni riguardo a quanto pensava, faceva. Sarà intorno a lui, ad Andrea, che Marone farà scorrere il romanzo, da prima a dopo, da bambino a grande, lo mostrerà sempre e insieme a tutto quanto c’era stato, era avvenuto intorno a lui. Sarà Andrea, l’indeciso, l’inaffidabile, l’irresponsabile Andrea, il protagonista dell’opera. Di lui si dirà quasi in continuazione, delle pene della sua anima dovute all’incomprensione, alla mancanza di stima che gli venivano riservate, agli ostacoli, ai dubbi, ai sospetti che lo assalivano e gli impedivano ogni decisione, ogni azione, all’aspirazione sempre nutrita e mai realizzata a fare il fotografo di moda, ad eternare frangenti della vita, aspetti, gesti delle persone, effetti di luce, di colore, a sentirsi, ad essere artista. Così sarà per Andrea fino alla fine dell’opera. Ma allora succederà pure che, rimasto solo con la sorella dopo il suicidio del padre, pensi di stabilirsi a Procida nella casa che era stata della nonna e di cominciare da lì, dai luoghi dell’infanzia, quella vita tanto cercata. Sembrerà più sicuro, più convinto stavolta, insieme a lui ci sarà il primo amore, quell’Ondina conosciuta da bambino, rimasta a vivere sull’isola ed ora diventata una bella donna, ancora innamorata di lui e disposta a stare per sempre con lui, a sostenerlo, a formare la loro famiglia.

Si conclude l’opera del Marone com’era iniziata, con una favola. Prima quella tra Libero e Delphine, ora questa tra Andrea e Ondina che pure è fatta di sogni, di speranze, di fiducia, di festa. Sarà difficile, però, che anche questa finisca male poiché dai problemi dell’altra era venuta, quelli voleva evitare, “perfetta” voleva essere.

Una scoperta improvvisa sembra quella compiuta da Andrea alla fine del romanzo ed, invece, è il risultato di una maturazione che era comunque avvenuta, è il segno di una vita capace di avere sempre un nuovo inizio.

Una storia d’amore, un romanzo d’amore sembra ma non è solo questo poiché tanta è la vita che insieme all’amore vi si svolge da riuscire una delle rappresentazioni più autentiche dei tempi moderni.

Antonio Stanca