Lorenza Mazzetti, sopravvivere all’orrore
di Antonio Stanca –
«Tutti i sopravvissuti portano con loro
il peso di questo “privilegio” e il bisogno di testimoniare».
Lorenza Mazzetti, Roma, Maggio 1993
Queste parole della scrittrice romana si trovano nelle pagine finali dell’edizione che nel 1993 il suo romanzo Il cielo cade ebbe presso Sellerio. Era comparso nel 1961 pubblicato da Garzanti. Ora Sellerio ne ha fatto un’altra edizione nella serie “Promemoria”. Alla prima apparizione aveva vinto il Premio Viareggio Opera Prima, alla seconda aveva avuto una riduzione cinematografica alla quale era stato assegnato il Premio Giffoni Film Festival come migliore film dell’anno: un classico può essere considerato per i tanti riconoscimenti e perché ancora oggi viene pubblicato. È un’opera autobiografica dove la Mazzetti scrive di quando era bambina e insieme alla gemella Paola erano vissute per molto tempo nella tenuta degli zii. Le avevano ospitate perché la madre era morta dopo il parto.
La Mazzetti è nata a Roma nel 1927 e qui è morta nel 2020. Aveva novantatré anni e oltre che scrittrice era stata regista e pittrice. Rimasta fin da piccola senza madre, dal padre, Corrado, era stata affidata insieme alla sorella ad una balia, poi alla famiglia di un amico ed infine a quella dello zio Roberto Einstein, cugino di Albert. Questi aveva sposato la sorella di Corrado e viveva in una villa a Rignano, sulle rive dell’Arno. Intorno alla villa c’era un’ampia tenuta composta da terreni coltivati, boschi, prati per il pascolo e locali per l’allevamento di animali. Molta servitù si aggirava nella casa e fuori. Della famiglia degli zii le due sorelle entreranno a far parte, legheranno con le due cugine, anch’esse piccole, e non si distinguerà tra loro e gli altri bambini del vicinato, i compagni di scuola. Felice sarà la loro infanzia, la loro adolescenza in una casa così grande, tra spazi così ampi, in una compagnia così sicura. Nel 1944, però, questo mondo fatto di scuola, di studio e soprattutto di giochi, di feste, escursioni, scoperte, rivelazioni, confessioni, di tutta la libertà, di tutti i piaceri che potevano venire ai bambini da un ambiente così favorevole, finirà all’improvviso. I tedeschi, in ritirata durante gli ultimi tempi della seconda guerra mondiale, stanno seminando morte e distruzione e stermineranno anche la famiglia dello zio perché ebrei erano i suoi componenti. Risparmieranno Lorenza e Paola perché non ebree. Grave sarà lo spavento, lo sconforto per le due sorelle, ora adolescenti. Dovranno abbandonare quei posti, la villa sarà incendiata e loro andranno in cerca di fortuna. Per Lorenza, finiti gli studi superiori, comincerà un periodo di molti interessi, sarà in posti diversi, avrà rapporti, scambi con personaggi autorevoli del mondo della cultura, dello spettacolo. All’inizio sarà a Londra, dove inizierà con il cinema, si cimenterà con la regia ed entrerà a far parte del gruppo di autori del nuovo Free Cinema Inglese. Si farà notare fin dalle prime prove e verrà premiata. Rientrerà in Italia e vi rimarrà quasi per sempre perché, inseguita dal ricordo del grave episodio nella casa degli zii, diventerà vittima di una crisi depressiva che durerà a lungo, che richiederà delle cure e che solo nel 1961 mostrerà di risolversi. Vi contribuirà la stesura del romanzo Il cielo cade, dove la Mazzetti ripercorre le vicende felici e quelle drammatiche della sua infanzia in quella casa. Scriverà altre opere di narrativa, farà altro cinema, scriverà a lungo sulla rivista “Vie Nuove”, farà teatro per bambini, dirà dei loro sogni, si dedicherà alla pittura, vasta e varia sarà la sua produzione, durerà tanti anni, farà di lei un’autrice di rilievo, una figura importante nel contesto della letteratura, dell’arte del vecchio e del nuovo secolo, verrà il successo, la notorietà ma sempre sarà possibile, nelle altre sue opere, intravedere un richiamo a Il cielo cade. Difficili saranno i tentativi di rimuovere il ricordo di quell’orrore. Eppure nel romanzo non è molto lo spazio che la scrittrice vi dedica, lo limita ad alcune delle ultime pagine. È un evento così diverso, così improvviso, così crudele rispetto a quanto aveva detto prima, a quella vita di sogno, di favola, a quella lingua fatta di piccole frasi, quasi una musica, che non sembra sia potuto succedere. Nell’opera la Mazzetti non fa pensare ad eventuali pericoli per la vita che si svolge nella villa, li tiene lontani, a distanza, fa sentire solo qualche rumore di quanto sta succedendo in Italia. È un mondo magico, incantato quello che rappresenta, un mondo di bambini, di cose loro, per nient’altro sembra ci possa essere posto. Da qui la paura, il terrore, da quando si accorge che pur tra tanto bene può giungere il male, che neanche tanta bellezza, tanta gioia, lo possono fermare.
Per testimoniare di quel male è diventata scrittrice, regista, pittrice, lo ha ritenuto un dovere, quello di chi era sopravvissuta!
Antonio Stanca
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