di Antonio Stanca –

Di recente Sellerio ha pubblicato Fiaba di Natale (Il sorprendente viaggio dell’Uomo dell’aria), ultimo romanzo della scrittrice Simona Baldelli.
La Baldelli ha cinquantasette anni, è nata a Pesaro nel 1963, qui ha studiato fino alle superiori e a Bologna ha frequentato la Scuola di Teatro. Al 2013 risale il suo primo romanzo Evelina e le fate, che era stato finalista al Premio Italo Calvino e vincitore del Premio Letterario John Fante 2013. L’opera venne tradotta in spagnolo ed ebbe larga diffusione in Spagna e in America Latina. La vicenda si svolge nella campagna marchigiana durante la seconda guerra mondiale. Della pedofilia tratta, invece, il secondo romanzo, Il tempo bambino del 2014, mentre il terzo, La vita a rovescio del 2016, dice della signora romana Caterina Vizzani che per molti anni, durante il XVIII secolo, vestì abiti maschili e fu creduta un uomo.
Verranno altri romanzi nei quali si vedrà ancora la Baldelli impegnata a ricavare dalla realtà, dalla vita, dalla storia le loro trame ed a cercare significati, valoriche vanno oltre l’immediato, il finito.

Anche in Fiaba di Natale succede che una circostanza reale assuma una dimensione ideale, diventi il punto d’incontro di tanti pensieri, di tanti problemi, acquisti carattere morale, spirituale, trascenda la materia.

Protagonista è un uomo che ha quasi settant’anni, che vive separato dalla moglie e dalla loro figlia, che da giovane è stato istruttore di nuoto, poi si è applicato in esercizi di equilibrismo ed infine è diventato un funambolo. Si è esibito in pubblico e in privato, in spettacoli e in emergenze. Ora, però, è avanti negli anni e da tempo ha smesso di camminare sul filo. Da tempo sta solo, frequenta la biblioteca della città e si dedica alla lettura. Improvvisa gli verrà l’idea di stendere, ad una certa altezza da terra, un cavo di acciaio tra l’edificio della biblioteca e una chiesa abbandonata. La distanza è quella di una piazza, supera i centocinquanta metri e lui vuole percorrerla camminando sul cavo, facendo di nuovo il funambolo. Non c’era stato un motivo particolare a farglielo pensare, a muoverlo in quel senso, non se lo sarebbe mai chiarito e avrebbe voluto compiere l’impresa quasi di nascosto, senza farsi vedere se non da un suo vecchio allievo che lo avrebbe aiutato a stendere il cavo. Nemmeno lui, però, ci sarebbe stato quando alle prime luci dell’alba, pochi giorni prima di Natale, sarebbe salito sul cavo e avrebbe cominciato a camminare sopra quella piazza completamente deserta, illuminata dai lampioni della notte.

Col fare del giorno, però, ci sarebbero stati i primi passanti, lo avrebbero visto, si sarebbero fermati a guardarlo, altre persone sarebbero scese dalle macchine, spaventate, incredule ma anche ammirate. Non capivano perché lo stesse facendo e intanto ne apprezzavano la capacità, il coraggio. Pian piano la piazza si sarebbe riempita di gente, spettatori sarebbero diventati tutti quelli che stavano per passare a piedi o in macchina. Un avvenimento eccezionale era quell’uomo che camminava sul filo senza che se ne fosse parlato o ci fosse stato un avviso. Era degno di ammirazione, di approvazione ma era anche motivo di apprensione, di paura, poteva cadere e morire. Saranno chiamati i pompieri, verrà la polizia, col braccio sollevato di una gru e l’unita gabbietta raggiungeranno il funambolo per invitarlo a scendere, a non proseguire. Lo faranno in tanti. La notizia si era diffusa in tutta la città, sul posto erano accorsi tutti, il suo era diventato il caso del momento, quello dell’“Uomo dell’aria”. A dissuaderlo da dentro la gabbietta della gru avrebbero provato prima un pompiere, poi un poliziotto, poi un prete, poi la figlia, ora sposata, separata e con una bambina, poi il suo medico, poi un vecchio suo allievo della scuola di nuoto, poi la bibliotecaria e altre persone ancora lo avrebbero fatto senza riuscirci. Sarebbe venuta, infine, la televisione con i suoi operatori, i suoi macchinari, una presentatrice, e avrebbero avviato un collegamento, ripreso quanto stava accadendo per trasmetterlo, farlo vedere anche a chi era lontano.

Niente, tuttavia, avrebbe convinto il funambolo a scendere e come lui sul filo così la situazione nel romanzo sarebbe rimasta sempre sospesa. Non si sarebbe mai saputo perché lo stava facendo, come, quando intendeva finire. Intanto a causa dei molti che gli avevano parlato, del vasto pubblico che si era formato, luisi era distratto e molto lenta, molto faticosa era diventata la sua traversata. Cominciata prima dell’alba era quasi sera e solo pochi metri aveva percorso. E non tanto di lui quanto degli altri, di quelli che gli avevano parlato, si era saputo. Ognuno gli aveva detto della sua vita, del suo lavoro, dei suoi problemi, il prete della crisi dei valori religiosi nella società attuale, la figlia della difficile vita coniugale, il medico del complicato rapporto con gli ammalati, la bibliotecaria della crisi della cultura. Ognuno aveva dei problemi ed erano anche quelli del momento, tramite i loro discorsi la Baldelli aveva fatto sapere cosa succede, come si vive oggi, cosa si pensa, cosa ci si aspetta, come si può fare quando finiti sono i valori interiori, morali, spirituali, quando sopraffatti sono stati da quelli materiali, quando neanche per questi c’è posto.

Bene è riuscita la scrittrice a costruire una simile situazione, a farvi rientrare tanti aspetti della vita, tanti problemi, a discuterli, a cercarvi una soluzione. Si è detto di tanto, di tutto, si è attraversata l’intera vita, si è percorso l’intero mondo, si sono scoperti significati superiori, si è giunti a verità uniche.Si è quasi tralasciato il funambolo finché non sopraggiungerà una violenta pioggia: la piazza rimarrà deserta, lui rimarrà sul filo e solo quando avrà smesso di piovere finirà la traversata, ricompariranno alcune delle persone a lui più vicine e insieme penseranno ad una vita della quale le sorprese come la sua faranno parte, nella quale rientreranno anche senza spiegazione.

Da un caso a molti casi è andata la scrittrice nel romanzo, da una piazza alla vita, da quanto le è proprio a quanto la supera, e lo ha fatto con semplicità, con chiarezza. Così vera, così originale è stata la combinazione, la convergenza compiuta tra motivi tanto diversi da avvincere il lettore fino alla fine.

Antonio Stanca