Ian McEwan a settant’anni
di Antonio Stanca – Lo scrittore e sceneggiatore inglese Ian Mc Ewan è nato a Aldershot nel 1948 e vive a Oxford. A Giugno di quest’anno, per celebrare il suo settantesimo compleanno, sono stati raccolti, nel breve volume intitolato Il mio romanzo viola profumato e pubblicato dalla Einaudi di Torino, il racconto omonimo e il saggio L’io letto da Mc Ewan in occasione del conferimento del Premio Bottari Lattes Grinzane 2018.
Mc Ewan ha esordito come scrittore nel 1975 con la raccolta di racconti Primo amore, ultimi riti. Ha pubblicatoil primo romanzo, Il giardino di cemento, nel 1978. “Ian Macabre” viene soprannominato per i toni cupi di molte narrazioni. In verità è un autore che a volte ha dato luogo a polemiche ma che accanto alle critiche ha raccolto giudizi ampiamente positivi. Nel 2000 gli è stato conferito il titolo di Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico. Molte sue narrazioni hanno avuto una trasposizione cinematografica, è stato autore di molte sceneggiature.
Dei due lavori contenuti nella recente pubblicazione il racconto risale al 2016 mentre il saggio è del 2018. Il primo permette, nonostante la sua brevità, di conoscere la maniera, lo stile del McEwan scrittore, la sua capacità di riuscire facile, chiaro pur quando dice di problemi complicati. Solo se la materia, i contenuti sono molto posseduti si può ottenere tanto nella forma.
Nel racconto McEwan scrive della particolare vicenda vissuta da Jocelyn e Parker, due ragazzi che hanno condiviso tutto quanto è stato della loro vita, che sono stati insieme fin dall’infanzia. Sono cresciuti insieme, si sono scambiati non solo le cose ma anchei pensieri, i sentimenti. Dalla scuola primaria all’università, al matrimonio, all’aspirazione a diventare scrittori, tutto è stato di entrambi, niente è mai stato di uno solo.
La prima distanza che tra loro si crea riguarda la produzione letteraria, la narrativa alla quale, dopo la laurea, hanno cominciato a dedicarsi seguendo l’antica loro aspirazione. In questo campo Jocelyn ha più successo, produce di più, diventa noto mentre Parker rimane indietro anche perché ha formato una famiglia numerosa e ad altri compiti deve dedicarsi per mantenerla. Vive in una casa scomoda mentre la casa di Jocelyn è grande e bella. Non diventeranno, però, questi dei motivi di attrito tra loro né tra le loro famiglie. E non lo diventerà nemmeno il gesto compiuto da Parker che all’insaputa di Jocelyns’impossessa di una copia del manoscritto di un romanzo che l’amico non ha ancora pubblicato e ne trae un’opera propria che gli procura un grande successo. Da allora le condizioni tra i due vecchi amici si ribalteranno: Parker starà meglio di Jocelyn, sarà lui il ricco e questi il povero. Tuttavia non si scontreranno, faranno rientrare tra le loro cose anche quanto è accaduto e il racconto si concluderà mostrandoli insieme mentre parlano degli strani casi della vita.
Nel saggio L’io McEwan tratta di un problema esteso, un problema che ha percorso l’intero arco della cultura, della letteratura, dell’arte, della storia, della vita dell’uomo. Ampie conoscenze mostra lo scrittore in questo lavoro dal momento che la sua indagine comincia dall’uomo primitivo, dalla prima scrittura e giunge alla più recente. McEwan attraversa i millenni alla ricerca della prima o delle prime comparse dell’Io, della soggettività nella produzione scritta odorale. Le scopre nella Francia del Cinquecento (Montaigne, Saggi) e nell’Inghilterra del Seicento (Shakespeare, Amleto). Anche prima c’erano state ma non in maniera così chiara e convinta. In seguito sarebbero venute altre finché l’Io, la soggettività è diventata un motivo, un tema, una coscienza. Quelle che lo scrittore espone nel saggio sono osservazioni molto importanti, sono rivelazioni molto utili giacché provengono da un esamedella storia dell’umanità, dalla più antica alla più moderna, da un’analisi di tutta la sua cultura e la valutano in nome di un elemento che non è stato sempre suo, che è diventato suo quando l’uomo lo ha sentito, lo ha voluto, lo ha cercato. Un processo è stato compiuto da quell’elemento, da quell’Io, un processo che lo ha prima ignorato e poi accettato. Con quel processo si potrebbe identificare quella cultura, dice McEwan, a quello la si potrebbe ridurre, di un altro modo d’intenderla si potrebbe dire!
Prima nelle vesti dello scrittore e poi in quelle dello studioso si fa vedere il McEwan di quest’opera, il McEwan di settant’anni enon mostra la minima esitazione, il minimo dubbio.Sono attività che lo hanno sempre contraddistinto. Sono più di quarant’anni che s’impegna in vario modo e con questo libro ha voluto dire che non ha finito di farlo.Antonio Stanca
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