di Antonio Stanca –

Harriet Lerner, psicologa, psicoanalista, psicoterapeuta americana, ha pubblicato molti libri riguardo alla psicologia delle donne, ai rapporti familiari e di lavoro, ad altre relazioni umane. Anche di molti interventi su giornali e rivisteè stata autrice e in molti centri specializzati ha lavorato: dal Menninger Clinic di Topeka nel Kansas all’Università del Wisconsin, al Teachers College della Columbia University, al City University di New York, al Mount Zion Hospital di San Francisco.

È nata a Brooklyn nel 1944, ha settantasei anni e tra le prime pubblicazioni rientra La danza della rabbia del 1985: un successo internazionale con milioni di copie vendute in tutto il mondo. Negli Stati Uniti era la prima volta che si scriveva della rabbia delle donne, che la si interpretava, la si spiegava. Molte altre sarebbero state le novità che la Lerner avrebbe apportato con i suoi studi e i suoi lavori ai tradizionali concetti della psicoanalisi. Le sue sono generalmente opere di divulgazione, sono destinate al grosso pubblico ma ha pure scritto per bambini.

In Donne in terapia del 1988 avrebbe raccolto sue relazioni professionali circa i casi di alcune donne da lei tenute in cura. Lo avrebbe fatto pure in Perché non ti scusi del 2017 che a Gennaio di quest’anno ha avuto, col titolo Scusa, la prima edizione nella Universale Economica Feltrinelli- Saggi. La traduzione è di Virginio B. Sala. In quest’opera la Lerner tende a documentare quanto sostenuto citando, quasi in continuazione, esempi di donne da lei curate. Inoltre nuova si rivela pure rispetto a principi stabiliti in ambito psicoanalitico.

Stavolta l’argomento concerne le scuse, mette in evidenza quanto sia importante chiedere scusa, riconoscere i propri errori. Tantissimi saranno i tipi di errori dei quali si dirà, tantissimi i tipi di scuse che è bene chiedere, tantissimi i bisogni che soddisfano, gli ostacoli che ad esse a volte si frappongono. Ne verrà una trattazione ampia nella quale la Lerner procederà per temi impegnandosi ad addurre esempi per ciascuno di essi.
È una maniera che agevola la comprensione del testo insieme all’altra di un linguaggio molto chiaro, molto semplice. Sembra che l’autrice stia conversando con chi legge anche perché alla sua vita in famiglia e fuori, alla sua professione di terapeuta generalmente attinge. Si serve pure di citazioni di opere importanti, di riferimenti a quanto da tutti è conosciuto, ai luoghi comuni. Vuole, cioè, dire agli altri quanto già sanno e quanto le è venuto dalle sue esperienze di donna, di moglie, di madre, di psicologa. Sembra che stia confidando suoi segreti.
Sarà stato questo procedimento a farle fare dell’argomento trattato un’indagine senza fine, delle persone, delle circostanze presentate un’incalcolabile serie di testimonianze. Da un panorama così vasto, da una situazione così estesa emergono delle regole, delle verità che rimangono uniche, inalterabili pur tra tanta varietà. Tra esse indiscutibile, necessaria diventa quella di rendersi conto quando si sbaglia, di prendere atto di un proprio errore e disporsi a rimediare tramite scuse alla persona offesa.
È un modo, dice la Lerner, che torna utile sia per chi offende sia per chi è offeso dal momento che libera il primo dal peso dell’errore commesso e il secondo da quello della cattiveria subita. Le scuse sono un modo per poter tornare a stare insieme, per riprendere il rapporto precedente. Senza scuse si rimarrebbe separati, non ci si parlerebbe ed invece è bene parlarsi, scambiare: è il modo, quello migliore, per maturare sempre di più, per imparare, per comportarsi meglio, per non ricadere nell’errore.  È il modo che è sempre stato dell’uomo, che lo ha aiutato a crescere, ad evolversi. Errori possono essere commessi ma si deve pensare a ripararli affinché si ristabilisca quell’unione, quella collaborazione, quella comprensione necessarie per procedere nella vita.

Anche altre sono le verità fondamentali che emergono dall’ampia e dettagliata trattazione della Lerner ma queste rimangono fin dall’inizio le principali, diventano le più importanti, ad esse tutte le altre finiscono col riferirsi.

Una lezione di umanesimo può essere considerata quest’opera: è partita da molto lontano la studiosa ed è giunta vicina a tutti, ha parlato per tutti come ha sempre fatto.

Antonio Stanca