Hanif Kureishi: ancora per chi soffre
di Antonio Stanca –
Unozero è il romanzo scritto nel 2017 dall’inglese di origine pakistana Hanif Kureishi. Nello stesso anno comparve in Italia per conto della casa editrice Bompiani che ora lo ha ristampato nella serie Bompiani Oro.
Kureishi è nato a Londra, Bromley, nel 1954, ha studiato al King’s College e già da giovane ha sofferto la condizione di escluso, di emarginato a causa dei pregiudizi razziali che erano molto diffusi nella capitale inglese. Una condizione che lo avrebbe segnato per sempre visto che nelle sue opere questo sarebbe stato uno dei temi ricorrenti. E gli esclusi, gli emarginati dei quali dirà non saranno solo gli stranieri, gli immigrati venuti in Inghilterra e in particolare a Londra ma anche le altre minoranze quali quelle dei tossicodipendenti, degli omosessuali, dei disoccupati, dei poveri, dei proseliti di una religione diversa.
Col teatro comincerà Kureishi a farsi conoscere. Agli anni ’80 risalgono i primi lavori teatrali e i primi successi. Sarebbero seguite sceneggiature per il cinema che avrebbero esteso la sua notorietà. Un film da lui completamente scritto e diretto sarebbe stato Londonkills me del 1991, dedicato al tema dei tossicodipendenti.
Del 1990 è il primo romanzo Il Budda delle periferie, dove l’autore s’impegna a mettere a confronto situazioni diverse perché di etnie diverse. Nell’opera dice pure dell’attrazione che le religioni orientali stanno attualmente esercitando presso gli occidentali. E di problemi di carattere razziale, sociale, individuale continuerà ad essere scrittore Kureishi nei romanzi, nei racconti, nei saggi che seguiranno. Non distoglierà mai lo sguardo da quanto accade nella società, nelle famiglie, nelle persone. Nel 2006 gli verrà assegnato il premio letterario Grinzane Cavour “Dialogo tra i continenti”.
In Unozero la vicenda rappresentata è piuttosto ridotta, avviene, si svolge tra tre persone, un famoso regista, Waldo, costretto da anni alla sedia a rotelle, la moglie, Zee, più giovane e molto bella, il loro amico, Eddie, che si mostra diviso tra l’amicizia per i due e l’amore per Zee. Tutto avviene nella casa di Londra dove marito e moglie abitano e dove Eddie si reca a trovarli. Pochi sono gli esterni o le persone esterne alla loro situazione.
Waldo vive da tempo la condizione del malato cronico ma se il corpo è venuto meno non è stato così per la mente che è attraversata dai pensieri più diversi, dai ricordi più lontani, dai propositi più audaci. Sospetta che la moglie lo tradisca con Eddie e che lo faccia nella loro casa quando lui vi rimane per la notte. Spesso Eddie rimane di notte e a Waldo, che si è procurato un particolare apparecchio acustico, sembra di sentire quello che avviene tra la bella Zee e il loro comune amico. E’ quasi convinto, è sicuro di essere tradito. Non riesce, però, a rassegnarsi poiché pensa sempre a quanto amore c’è stato tra lui e Zee. Lei, indiana di origine, aveva lasciato tutto, casa, marito, figli, per lui. Né accetta, Waldo, l’idea che Eddie nutra sentimenti d’amore per Zee. Non crede che le voglia bene, ha dei dubbi ma neanche è convinto che a legarli sia solo il sesso. Perso lo mostrerà Kureishi tra tanti pensieri, tormentato da tanti sospetti finché non saprà, tramite un’amica, la sua vecchia attrice Anita, che Eddie ha avuto un passato torbido, che si è ridotto a cercare situazioni delle quali approfittare, che oltre a Zee frequenta altre donne facoltose e generalmente con problemi a casa, che le inganna tutte facendosi credere innamorato e promettendo loro vite migliori, diverse e lontane, in posti meravigliosi. E’ un impostore, uno squattrinato che non riesce a pagare nemmeno l’affitto della misera stanza dove dorme e che, come con Zee, anche con le altre è riuscito a farsi ospitare in casa, a farsi dare del denaro, a fare del sesso un segno d’amore.
Tutto quanto finirà, Zee rimarrà sconvolta, Waldo uscirà vittorioso senza che si capiscano bene i propositi che hanno mosso il Kureishi di quest’opera. Molto probabilmente saranno stati quelli di mostrare come l’emarginazione non condanni necessariamente alla sconfitta, come si possa vincere anche da emarginati. Sarebbe uno dei temi propri di Kureishi e stavolta lo avrebbe fatto interpretare da Waldo. Tramite lui avrebbe fatto vedere come un debole, un impotente, un escluso possa riuscire a superare quanto gli si sta tramando contro, come la sua verità possa sconfiggere tanta menzogna, come il suo bene possa vincere su tanto male.
Può essere la spiegazione dell’opera e non sembrano possibili altre alla luce di quanto il suo autore ha sempre pensato e scritto. Per chi soffre è sempre stato Kureishi ed anche ora ha continuato a farlo.
Antonio Stanca
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