Gigi Proietti, tutti per uno…
di Antonio Stanca –
La morte di Gigi Proietti, avvenuta a Roma lunedì 2 novembre, ha richiamato tantissima attenzione, da ogni parte è provenuta, dagli ambienti più alti e dai più bassi, dal mondo della cultura, dell’arte e da quello quotidiano, del popolo, dalle istituzioni e dalle case. Tutti si sono fermati a pensare, a ricordare, a rimpiangere, tutti lo hanno immaginato, raffigurato, ricostruito nelle tante vesti che ha saputo assumere. Vasto, immenso, infinito è stato il suo repertorio se si pensa a quante parti ha interpretato, a quanti volti, quante voci sono state sue tra teatro, cinema, televisione, varietà, se si pensa alla modestia delle sue origini, a come ha cominciato e dove è giunto. Nessuno è sfuggito all’attrazione che esercitava la sua maniera di parlare, di fare, di essere attore. Era una maniera naturale, non gli costava fatica, non era diversa da quella della sua vita privata.Sullo schermo era così spontaneo da sembrare di averlo vicino. È stato questo il segreto del suo successo: la sua naturalezza, la sua autenticità.
E come ogni grande, che non fa fatica ad esserlo, oltre a bravo era anche buono, generoso, disposto verso gli altri, verso chiunque avesse bisogno. Non solo come attore nei suoi spettacoli, come maestro nei suoi laboratori di recitazione ma anche come uomo si è fatto volere, ammirare Proietti. Ovunque è giunto, tutti lo hanno desiderato, tutti lo hanno onorato quando si è spento.
L’estesa partecipazione, alla quale si è assistito, ha assunto un valore esemplare, storico poiché avvenuta in un tempo, in un mondo che ha fatto crescere le distanze tra le persone, che le ha indotte ad allontanarsi, ad isolarsi, a ritirarsi entro i propri confini, le proprie cose. Chein un simile contesto si sia verificato tanto trasporto nei riguardi dell’attore romano significa che certi valori non sono del tutto scomparsi, che l’amore è ancora possibile, che è possibile farlo e riceverlo, che il bene non è finito, che ancora esiste e capace è di abbattere, annullare quelle che sembravano barriere rigide, ostacoli insormontabili. Lo hanno dimostrato tutti quelli che sono accorsi alla notizia che Proietti è morto, tutti quelli che per lui hanno pregato, hanno pianto, che hanno detto di non poterlo dimenticare. Per tutto questo c’è stato posto mentre l’Italia è percorsa dal grave pericolo della pandemia: è un altro dei segni che provano quante difficoltà può vincere un caso così eccezionale, quanto bisogno di bene abbia il mondo, come lo si possa ottenere!
Antonio Stanca
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