Frédéric Dard, non solo noir
di Antonio Stanca –
Un’edizione speciale del romanzo Gli scellerati è comparsa di recente presso Rizzoli. Autore il francese Frédéric Dard, traduttrice l’italiana Elena Cappellini.
Dard è diventato famoso per la serie poliziesca del commissario Sanantonio e perché uno degli scrittori più prolifici della seconda metà del secolo scorso. Circa trecento romanzi ha scritto, dei quali quasi duecento rientrano in quella serie. Gli è stata ispirata dalla conoscenza della letteratura poliziesca inglese e americana.
Dard è nato a Jallieu nel 1921 ed è morto a Bonnefontaine, Svizzera, nel 2000. Dopo la crisi della piccola azienda di famiglia i Dard si erano trasferiti a Lione dove i genitori avevano trovato modesti impieghi. Frédéric da piccolo era stato con la nonna che gli aveva fatto molto amare la lettura. Quando aveva appena ventanni era stato assunto come stagista presso le Éditions Lugdunum di Lione. Qui avrebbe fatto poi il segretario editoriale e il mediatore pubblicitario. Nel 1941 l’esordio nella narrativa sarebbe avvenuto col romanzo Signor Joos. Molti altri sarebbero seguiti. Nel 1957 con Grida il carnefice avrebbe vinto il Grand Prix de lettérature policière. Poi sarebbe venuto Gli scellerati e via di seguito in un continuo durato fino a poco prima della morte.
Molto tradotto e molto premiato, Frédéric Dard sarebbe stato un caso eccezionale, alte qualità avrebbe mostrato la sua scrittura perché scorrevole, appropriata, chiara, attenta ai particolari. Sarebbe piaciuta fin dalle prime opere e piaciute sarebbero pure le sue storie appassionate, sentimentali nonostante il loro genere. Così ne Gli scellerati dove dell’amore, della passione della giovanissima Louise Dard scrive. La ragazza vive una difficile situazione familiare in un sobborgo di Parigi. La casa è povera e dei genitori solo la madre le è vicina mentre il suo compagno si comporta da perfetto estraneo. Essere stata accettata come domestica in una casa di ricchi americani, i signori Rooland, Jess e Thelma, è stato per lei come un sogno. I due non hanno figli, abitano vicino, in una grande villa, e Louise si sente al centro delle loro attenzioni. È felice come non mai, nella nuova casa rimane pure a dormire. È attirata, affascinata dalla figura di Jess, meno convinta di quella di Thelma. E’, tuttavia, felice, vorrebbe che non finisse mai quella vita. Invece non tarderà ad accorgersi che ci sono incomprensioni, diffidenze, rivalità tra i suoi signori e che si riflettono nei suoi riguardi. Si troverà in situazioni difficili, scoprirà segreti inquietanti, tornerà nella sua casa ma sarà richiamata, pregata, ripresa dai due e rientrerà nella villa. Non avrebbe trovato niente di cambiato, ad una situazione ancor più inasprita avrebbe assistito. Della morte prima di lei e poi di lui sarebbe stata chiamata a partecipare, dei misteri che sarebbero insorti dopo e non avrebbero mai smesso di agitare la sua mente, i suoi pensieri. Se ne andrà per sempre stavolta Louise da quella casa. Il suo diventerà l’esempio di un bene che era fallito pur essendo tanto disposto verso gli altri, di un amore che era finito pur avendo tanto creduto. Dopo la morte di Thelma aveva pensato che Jess avrebbe corrisposto il suo sentimento, il suo affetto ma non lo aveva fatto, glielo aveva solo lasciato intendere, l’aveva ingannata. Ora che era morto non le era rimasto che tornare povera e sola, rassegnarsi alla sua condizione di esclusa, di sconfitta.
È il destino di una certa umanità quello che Dard ha voluto rappresentare tramite Louise. Come altre volte altri risultati, altri effetti ha cercato oltre a quelli propri del noir. Da qui la componente morale, spirituale delle sue narrazioni, la loro ampia costruzione, il loro successo. Non è mai di una sola storia che Dard dice ma della vita!
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